RICERCA DI PARENTI, SOLDATI
DISPERSI, INFORMAZIONI GENERICHE, FOGLI MATRICOLARI
REGISTRO DELLE SEPOLTURE PRESSO IL SACRARIO DI EL ALAMEIN
Richiesta informazioni
Mio nonno Gaspare Passacantilli nato il 24 ottobre 1910 a Vicovaro e deceduto a
Bardia il 03-01-1941 e sepolto sul posto, non si hanno avute mai notizie sulla
sua sepoltura.
I ricordi di mia nonna erano legati a racconti che le vennero fatti tramite
testimonianze in cui dicevano che la salma era stata seppellita nel posto con
accanto una bottiglia per effettuare il riconoscimento.
Tramite diversi ricerche sono riuscito ad ottenere diversi certificati che le
mandero' in allegato.
Sto' cercando in tutti i modi ad avere notizie sulla sua sepoltura.
Per mio padre ormai anziano sarebbe un onore riportare le spoglie di suo padre
nel cimitero seppellendolo vicino alla moglie.
Grazie infinitamente e sarei grato se mi puo' dare un aiuto.
clicca sull'immagine
Se fosse stato traslato nel cimitero di Bardia non
è dato saperlo , ma di quel luogo rimane ben poco
clicca sull'immagine
grazie per il documento inviatomi.
negli anni 50 anche caccia dominioni operò in libia alla ricerca dei nostri
sepolti nei vari cimiteri campali.
Molte tombe vennero profanate dai locali alla ricerca di preziosi o altro
materiale utile per il commercio.
Non è da escludere quindi che possa anche riposare fra gli ignoti del
sacrario di alamein.
Fondamentale serabbe la testimonianza di qualcuno che presiedette alla
sepoltura ma ormai il tempo ha portato co sè la maggior parte di loro.
Metterò, con il suo consenso la sua richiesta e relativa documentazione
sulla pagina di qattara "ricerca caduti" nella speranza che possa giungere
qualche altra informazione.
La situazione politica locale è tale per cui anche le nostre missioni in
terra di libia e egitto sono state tutte sospese.
La mia ultima ricerca a bardia risale al 2010 dopodiche stop.
Se le condizioni lo consentiranno terrò presente la sua richiest
Gentilissimo Signor Moretto,
Le scrivo in merito ad alcune notizie che ho appreso giorni fa attraverso il Suo
sito circa mio nonno, morto nella seconda guerra mondiale.
Finalmente dopo tanti anni, grazie a Lei, sono riuscito ad avere informazioni
precise circa la sua sepoltura nel Sacrario militare italiano di El Alamein, di
cui non ero a conoscenza.
Le sarei oltremodo grato se potesse aiutarmi ad avere qualche notizia in più e
magari la foto della lapide della sua sepoltura. Il nome di mio nonno è Pietro
Clemente e la sua data di morte è l'8 agosto del 1942.
Don Giampiero
per aiutarLa ulteriormente nella ricerca Le faccio presente che le notizie di
sepoltura ad El Alamein di mio nonno le ho trovate, grazie al Suo sito, e
precisamente nell'elenco dei tumulati nel Sacrario militare, dove, anche se non
è riportata la data e il luogo di nascita, coincide la data di morte, il 05
agosto del 1942. Mia nonna, non esprimendosi bene, diceva sempre che mio nonno
era morto a Marsa Matrouth (Le diceva Massamatrut!). Questa unica notizia mi ha
messo sulle tracce, che mi hanno portato ad El Alamein. Mio nonno è nato a
Cervinara (AV) il 20 giugno del 1920.
27.01.2012
Grazie per le foto della nicchia e del registro di
esumazione. Questi ulteriori elementi tolgono tutti i dubbi.
Fino a nemmeno due settimane fa abbiamo creduto zio
Luigi tumulato in fossa comune in luogo sconosciuto. Oggi, siamo confortati
nel sapere che ha trovato degna sepoltura nel Sacrario di El Alamein.
Sinceri ringraziamenti per il vostro prezioso aiuto nel reperire il suo
ultimo luogo di riposo.
Egr. Sig. Moretto,
Innanzitutto, complimenti per il vostro interessantissimo sito.
C’è un tesoro di preziose informazioni.
Ieri, grazie
al vostro sito, credo di aver trovato il luogo di sepoltura d’un mio zio. Con
la presente vorrei farvi una domanda per avere una precisione, ma prima un breve
riassunto del mio caso. Mio zio
Zanfino (o Zanfini), Luigi, classe 1920, fu catturato in Libia il 16 gennaio
1941. E morto in prigionia il 7
luglio 1942. Dopo la guerra la famiglia fu informata che la sua salma era
irreperibile. Circa quindeci anni fa
ho ricevuto copia del suo foglio matricolare che confermò la data di decesso ma
che purtroppo non aveva nessun indicazione sul luogo di prigionia o di
sepoltura.
Tra pochi mesi sarà il 70mo anniversario
della sua morte. Questo mi ha spinto
d’iniziare ricerche nella speranza di raccogliere informazioni che potrebbano
aiutarmi trovare suo luogo di sepoltura. Quindi,
ieri facevo alcune ricerche sui campi di prigionia in Africa Settentrionale
quando Google mi ha presentato il link a vostro sito. Percorrendo
il sito apprendò l’esistenza del Sacrario Militare di El Alamein. Poi,
cercando informazione sul Sacrario ho trovato la Banca Dati sulle sepolture dei
Caduti in Guerra, e nella banca risulta che mio zio è sepolto nel suddetto
Sacrario. Non sembra possibile, ma
vogliamo crederci e siamo sollevati di sapere che riposa insieme a suoi fratelli
d’armi.
La risposta:
ASV: Protocollo n° 0009998 – anno 1941 – ZANFINI Luigi –
Autiere – Prigioniero n° 36505 / Campo 307 / Cage 6 / Prisoners of War (POW) /
Cirenaica - DECEDUTO – Elenco 89 a pagina 3 -
Richiesta fatta dalla madre Panebianco Cristina / vedova Zanfini / POLICASTRELLO
(Cosenza).
27 agosto 1942: chiesto controllo della notizia di morte del militare in
oggetto;
2 settembre 1942: confermata notizia della morte accertata dalla lista 89,
pagina 3;
Comunicato alla famiglia il 10 settembre 1942.
E. 89/A-C: corriere n. 109 della delegazione apostolica in Egitto e Palestina
spedito da Il Cairo il 16 luglio e giunto il 5 settembre 1942.
E. 89/A: elenco di 12 prigionieri deceduti nel « 19° General Hospital » de Il
Cairo e sepolti nel cimitero militare di Gineifa.
FAYID (e non FAYED come riportato per luogo di esumazione di Zanfini Luigi)
e’sulla strada che va dal Cairo verso Ismailia e c’era un grande campo di
prigionia dove morirono a centinaia di stenti, suicidio ed epidemie.
The cemetery was opened in June 1941 (as Geneifa New War Cemetery) for war
burials from the numerous military hospitals in the area. It was planned by the
military authorities for ultimate use as a garrison cemetery and was so used
until Commonwealth forces finally withdrew from Egypt, the last burials being
made in 1955. The cemetery contains 765 Commonwealth burials of the Second World
War, 190 of which were brought in after the war from the remote Qassassin
African Cemetery, where permanent maintenance would not have been possible. The
non war graves, those of members of the forces, their dependents and civilian
organisations attached to the garrison, number 616. There are also 440 war
graves of other nationalities in the cemetery. At the far end of Fayid War
Cemetery stands the FAYID MEMORIAL which commemorates 265 men from East Africa,
West Africa, High Commission Territories, Palestine, Middle East Territories and
Sudan, serving either in their own forces or in Commonwealth units, who died in
non-operational zones of Egypt and whose graves, so situated that permanent
maintenance was impossible, could not be moved to a war cemetery on national or
religious grounds.
sezione prigionieri tedeschi deceduti a Geneifa
01.12.2011
Egr. Sig. Moretto,
nell'ambito di alcune
ricerche che sto effettuando con l'intento di recuperare almeno alcune
notizie su mio nonno Ten. Zorzi Pio, deceduto nel corso della battaglia di
Akarit il 06/04/1943, ho avuto modo di consultare il suo sito che ritengo
molto interessante e coinvolgente.
Nello svolgimento delle
suddette ricerche mi trovo ad un "punto morto", e con la presente le
chiederei se possibile dei consigli su eventuali strade da seguire.
- al distretto militare
di Udine le notizie si fermano al 21/11/1942 quando "é partito volontario
per la Libia"
- da quanto riportato
alla famiglia a suo tempo da un commilitone (che riconsegniò anche alcuni
effetti personali), il mio congiunto fu ferito a morte all'inizio della
battaglia e fu tumulato in prossimità del campo italiano.
- in risposta ad una mia
richiesta di informazioni, il Commissariato Generale Onoranze Caduti in
Guerra risponde testualmente: "Il caduto Tenente Pio Zorzi, già effettivo al
34° Reggimento Artiglieria Costiera, risulta deceduto, in combattimento, il
06/04/1943 ad Akarit (Tunisia) e tumulato sul campo senza indicazione della
sepoltura".
Ora sto cercando di
risalire al posizionamento del 34° Reggimento Artiglieria Costiera nel
contesto del campo di battaglia, ma non riesco a reperire alcuna notizia.
A suo giudizio che canali
potrei seguire per reperire maggiori informazioni? Esistono associazioni di
reduci cui potersi rivolgere nella speranza di rintracciare qualche
commilitone ancora in vita?
Certo che per me il
massimo risultato sarebbe quello di riportare in patria le spoglie di mio
nonno, ma anche solo ricostruire il suo percorso nell'ambito di quelle
terribili battaglie sarebbe una cosa di valore da tramandare ai suoi
discendenti.
27.11.2011
Mi chiamo Roccoli Bruna, vivo in un piccolo paese alla
periferia di Rimini.
Mio padre ha combattuto nelle seconda guerra mondiale, dove
è stato fatto prigioniero dagli inglesi.
Egli non amava parlare di quel periodo della sua vita, ma è
tornato dalla guerra portandosi con se la foto di una famiglia dove sul retro
aveva scritto W H Brandon.
Prima di morire aveva espresso il desiderio di rivedere
quelle persone, ripeteva spesso che loro l’avevano trattato bene,
purtroppo non le fù possibile.
Sono passati tanti anni dalla sua morte ma nel mio cuore
era rimasto questo suo desiderio.
Due anni fa ho deciso di ripercorrere i sette anni di vita
in guerra di mio padre, cercando i luoghi dove era stato e soprattutto
di ritrovare la famiglia Brandon.
Quelle poche volte che in famiglia si parlava della guerra
si faceva riferimento all’Africa o all’Inghilterra in generale e mai ai luoghi
esatti.
Dopo circa 2 anni di ricerche sono riuscita a capire che
era stato catturato nella battaglia di Bardia il 03/01/1941 poi portato
nel campo 306 a Geneifa e il 07/05/1941 fu trasferito in
Sud Africa, dal giugno 1941 a luglio 1942 è vissuto a Zondewater.
Nel luglio 1942 è stato trasferito in Inghilterra, arrivato
nel campo 19 vicino Glasgow, poi nel campo 71 e per ultimo nel campo di
prigionia 96.
In quel periodo ha lavorato nelle fattorie.
Ripeto, dopo due anni di ricerche sono riuscita ha trovare
tante cose ma soprattutto ho ritrovato la famiglia Brandon.
A maggio mi sono recata in Inghilterra, ho visitato il
campo di prigionia n° 71 dove ci sono ancora resti delle baracche poi ho
visitato la fattoria dove ai tempi viveva la famiglia Brandon, ho incontrato il
loro figlio ( unico ancora in vita ).
Non riesco ad esprimere le mie emozioni.
Su Zondewater so poche cose, ho scritto anche all’ Ing.
Emilio Coccia dove gentilmente mi ha mandato la cartella ospedaliera di mio
padre.
Chiedo a Lei se ha notizie di quel periodo, soprattutto
come vivevano fra il maggio del 1941 e luglio 1942 il periodo in cui mio padre
era internato, so che le avevano imparato di guidare il camion e diceva che l’
Africa era bellissima.
Chiedo scusa se l’ho disturbata con la mia storia, mio
padre e sempre in un angolo del mio cuore, mi fa sempre un immenso piacere avere
notizie di quei tempi e di quei luoghi.
Grazie mille Bruna Roccoli
29.01.2011
SERGENTE BRUNO PORCIANI
Gentile Dott. Daniele,
ho visitato il suo interessantissimo sito su El Alamein e le faccio i miei
complimenti per la mole di lavoro svolto, davvero imponente!
Sono la figlia di Bruno Porciani nato a Livorno, 1 Gennaio 1913, morto 25
Gennaio 1965.
E' stato un Sergente appartenente al III Reggimento - IV Battaglione
Anticarro Granatieri di Sardegna - III Compagnia, della Divisione Corazzata
Ariete impiegata nel Nord Africa.
Mi occupo da cinque anni di ricerche sul periodo bellico vissuto da mio
padre il quale
ha partecipato alla "Campagna d'Africa" dal 24 Dicembre 1941 ed è stato
preso, dagli Inglesi, il 17 Luglio 1942 nei pressi di El Alamein.
Mi farebbe molto piacere conoscere le modalità della sua cattura, della
quale non ho elementi. In che modo potrei sapere come e in quale circostanza
è avvenuta? Sui libri di Storia e su altre fonti di informazioni, ho
trovato solo dati e notizie fino al 15 Luglio 1942 e dal 20 Luglio in poi,
con un vuoto proprio intorno al giorno 17.
Le sarei molto grata se mi potesse essere di aiuto a colmare questa lacuna.
Mio padre non ha mai parlato, né della guerra, né della sua prigionia durata
fino a Marzo del 1946, ma dalle sue numerose lettere ho appreso che, durante
il suo internamento, aveva progettato e diretto i lavori per la costruzione
di un grande Monumento dedicato a Guglielmo Marconi.
Questo Monumento fu costruito da un gruppo di PoW Italiani proprio dentro
al loro Campo di prigionia n° 61 di Wynols Hill, a Broadwell - Coleford
nella Contea del Gloucestershire, in Inghilterra. Fu inaugurato a Natale del
1944.
Nel 1963 Il Consolato Italiano inviò una somma di denaro per il suo
restauro, ma fu ritenuta insufficiente dal Consiglio Comunale Inglese,
quindi, il Monumento fu abbattuto completamente intorno al 1977.
Ho scritto un libro-diario su questa storia dal titolo: "Da El Alamein a
Marconi - mio padre e il Monumento dei PoW al Campo 61 di Wynols Hill".
Ho contattato molti ex PoW del Campo 61. Sono andata due volte in
Inghilterra. L'ultima, ad Agosto 2010, in occasione dell'annuale "Festival
of Words di Coleford" quando sono stata invitata a presentare il mio lavoro
di ricerca e sono in contatto con vari residenti del posto perché stiamo
cercando di recuperare i pochi resti del Monumento, sparsi in varie zone,
per conservarli in una sede adeguata. Inoltre spero vadano in porto altre
iniziative finalizzate a dare il giusto riconoscimento anche a questa
piccola parte, della nostra Storia, poco conosciuta.
In allegato le invio una "Brochure" del mio libro, con gli indirizzi dei
siti dove si trovano varie foto e informazioni. Se lo desidera sarò ben
lieta di inviarle altro materiale.
Nel ringraziarla per l'attenzione e per quanto potrà fare per me, sono a
sua completa disposizione e le porgo i più cordiali saluti.
Laura Porciani
28.01.2011
Ten. Col. pil. Mario
Giuliano M.O.V.M.
Sent: Sunday,
March 21, 2010 3:38 PM
Subject: Fwd:Ricerca nonno
Egr. dott.
Moretto,
Le devo innanzitutto fare i complimenti per il Suo sito che è una vera
miniera di informazioni.
Le scrivo perché mi sto recando in Egitto per una breve vacanza durante la
quale vorrei cercare qualche traccia di mio nonno, Ten. Col. pil. Mario
Giuliano M.O.V.M., disperso in azione di guerra nei cieli di Alessandria la
notte del 5 settembre 1942 (l'ultimo giorno della battaglia di Alam Halfa).
Starò in Egitto solo una settimana, dal 28 marzo al 4 aprile, quindi non
confido di portare a termine la mia missione, ma sono sempre alla ricerca di
utili spunti (e comunque il suo sito mi ha convinto a ritornare in loco
prima ancora di esserci andato...). In ogni caso Le farò avere foto e punti
GPS dei luoghi d'interesse storico-militare da me visitati.
Alloggerò ad El Alamein per 5 giorni e per 2 giorni (quelli
iniziali) all'Oasi di Siwa.
Le mie ricerche finora hanno prodotto i seguenti risultati.
- Dal rapporto ufficiale della missione (recuperato presso l'Ufficio Storico
dell'Aeronautica a Roma) risulta che otto Cant Z1007bis della 193^
Squadriglia, comandata da mio nonno, decollarono da Rodi Gadurrà nelle prime
ore del mattino del 5 settembre 1942. L'obiettivo erano gli aeroporti a
Sud-Ovest di Alessandria, in particolare Burg el Arab. Secondo il rapporto
gli aerei italiani bombardarono Burg el Arab e vi fu reazione contraerea e
della caccia nemica. Due Cant non tornarono alla base, tra i quali anche
quello del nonno. Furono intraprese ricerche circa 20 miglia a nord di
Alessandria nella tarda mattina successiva a mezzo di idrovolanti Cant Z506,
ma invano. Peraltro il rapporto non contiene alcuna notizia relativa al
luogo e alla modalità in cui gli aerei vennero colpiti e/o precipitarono,
pertanto ritengo che le ricerche effettuate 20 miglia al largo di
Alessandria siano state un mero pro forma, anche perché un Cant ammarato
galleggiava
appena due ore quindi semmai si poteva trovare (forse) solo qualche
naufrago (e dico forse perché a 20 miglia da Alessandria il fondale è già
profondo 1000 m e l'acqua conseguentemente fredda). Inoltre, se è vero che
gli aerei raggiunsero gli obiettivi, è più probabile che siano stati
abbattuti sulla terraferma o comunque che non siano riusciti ad allontanarsi
troppo dalla stessa una volta colpiti. Ipotizzare invece un inseguimento
aereo fino addirittura a 20 miglia dalla costa (di notte), non è affatto
plausibile.
- Mi sono poi recato a Rodi e l'emozione di calcare il terreno della pista è
stato indescrivibile. La pista esiste ancora, anche se è largamente
inerbita. Si vede anche in google earth circa 5 km a nord di Lindos.
- Speravo di trovare utili riscontri visitando i National Archives di
Londra, ma non è stato così. Il 5 settembre 1942 Burg el Arab non venne
bombardato dagli italiani, almeno stando al diario storico della 240^ Wing
indicatomi dall'Historical Office della RAF come di stanza colà. Inoltre
consultando un catalogo contenente tutte le vittorie della RAF (comprendente
anche le aviazioni dell'Impero, quindi australiani e sudafricani presenti in
Egitto) alla data del 5 settembre non risultano abbattimenti di aerei
italiani. Potrebbero essere stati gli aerei americani, oppure ancora
potrebbe essere stata qualche batteria antiaerea, ma allora di sicuro
l'aereo non è caduto in mare. Quanto all'aeroporto, effettivamente il
rapporto italiano menziona "gli aeroporti a sud ovest di Alessandria", ed
effettivamente quantomeno c'era anche Amiriya, ma forse anche altri
aeroporti.
Il diario storico della 239^ Wing, di stanza ad Amiriya, è redatto in modo
molto sintetico, non segnalando gli attacchi subiti, ma solo l'attività
offensiva svolta.
Sugli americani devo ancora svolgere ricerche d'archivio ma dal testo "USAAF
Fighter Units MTO 1942-45" ho appreso che il 57th Fighters Group era già
presente in Egitto alla data considerata.
- Su youtube ho trovato un video, di qualità pessima, per cui non si riesce
a distinguere nulla, di un norvegese intitolato "Diving on WW2 Italian
aircraft wreck in Alexandria", ho provato a mandargli un messaggio ma non mi
ha risposto. Il video è visibile al seguente link:
http://www.youtube.com/user/cyberjonas#p/a/u/0/eHTnsfS77Dk
Durante il mio soggiorno egiziano pensavo di chiedere alle scuole di sub per
conoscere la localizzazione dei relitti di aerei italiani, e poi cercare
nella zona di Burg el Arab, Amiriya e Alam Halfa.
Ho letto alcune notizie preoccupanti sulle mine e Le chiederei notizie in
merito, vista anche la sua esperienza fuoristradistica, anche per
rassicurare mia moglie. In ogni caso pensavo di portarmi il metal detector.
Ogni Suo suggerimento sarà benvenuto.
Grazie dell'attenzione e cordiali saluti
Mario Giuliano
RISPONDE LUDOVICO SLONGO:
Ciao
Daniele,
effettivamente non ci sono rivendicazioni di vittorie aeree da parte della
RAF la notte che dal 5 settembre 1942 portò al 6 settembre 1942, ma ci sono
ben tre rivendicazioni di caccia notturni nella notte che dal 4 settembre
1942 portò al 5 settembre 1942. Due di esse per CZ 1007bis e credo che ci
sia la forte possibilità che si tratti degli aerei di Giuliano e del suo
compagno di reparto.
Ad abbatterli furono verosimilmente Bristol Beaufighter If del No. 46
Squadron RAF, pilotati dal Pilot Officer Joseph Aubrey White e dal Pilot
Officer Michael Metcalfe Davison, quest'ultimo, un asso al tempo appena
ventenne (classe 1922) che concluse il conflitto con 12 vittorie individuali
riconosciute, reclamò la sua vittoria in una località identificata
genericamente come North of Aboukir (quindi direi sul mare), mentre il
coetaneo White la reclamò in "Alexandria area".
A dire il vero la vittoria di White è riportata in alcune fonti come
reclamata la notte dal 3 al 4 ed in altre come la notte dal 4 al 5, ma
dovrebbe essere il secondo Cant perduto.
Per avere dati ancor più precisi su questi abbattimenti il sig. Giuliano
deve procurarsi ai National Archives, l'ORB del 46 Sqn. per il periodo
settebre 1942. Il documento è contenuto nei files AIR 27/460 ed è ordinabile
via internet (credo).
Ciao
P.S.
vedi che quando si tratta di aviazione riesco ad esserti utile? ;-)
Ludovico
SCRIVE
MARIO GIULIANO:
faccio seguito alla pregressa corrispondenza di cui in
calce per aggiornarvi sulle mie ricerche e per chiedere un vostro parere.
Sulla base delle precise informazioni di Slongo ho potuto
reperire il rapporto inglese di cui allego copia (peraltro sono dovuto andare a
Londra perché la mia richiesta di copia on line fatta attraverso il sito dei
National Archives non ha ricevuto riscontro dopo mesi).
Ho scannerizzato solo la parte che interessa perché il
foglio è in formato A3, tuttavia la data riportata nella parte analitica dell'ORB
è quella del 4 settembre, il che a mio avviso è un errore dal momento che gli
aerei vennero abbattuti il 5 settembre e una parziale conferma viene dalla
diversa pagina dell'ORB che riassume le azioni del mese di settembre e dove gli
abbattimenti vengono collocati il giorno 5.
Allego anche le pagine del Diario Storico del Comando
Aeronautica Egeo relative all'azione.
Credo che un ulteriore conforto sulla errata indicazione
della data del 4 settembre potrebbe venire dall'Ufficio Storico qualora in data
4 non risultassero abbattimenti di CANT Z 1007 nella zona, ma forse Slongo può
confortare questa tesi sulla base di altre fonti.
Riporto in basso il testo dei rapporti inglesi che ho
digitato per maggiore leggibilità e formulo qui di seguito una serie di
considerazioni sulle quali vi chiederei di esprimere le vostre osservazioni.
1. L'uso del termine scramble sembrerebbe alludere al fatto
che i caccia inglesi decollarono per cercare la squadriglia italiana e quindi
questa non venne intercettata nel corso di normale volo di perlustrazione. Da
questo punto di vista però non si capisce per quale motivo i due caccia inglesi
decollino separatamente e a distanza di 40 minuti uno dall'altro. Nessuno dei
due dà poi conto di aver intercettato una squadriglia ma solo un singolo aereo
ciascuno. Forse gli italiani stavano rientrando alla base in ordine sparso?
Peraltro da questo punto di vista 60 miglia a N di Aboukir è posizione piuttosto
fuori rotta, se si considera la base di partenza (Gadurrà) e l'obiettivo (Burg
el Arab). Nei rapporti inglesi dei reparti di stanza a Burg el Arab non vi è
tuttavia traccia di azioni di bombardamento, quindi probabilmente la squadriglia
bombardò qualcos'altro (magari una delle installazioni civetta di Maskelyne), il
che spiegherebbe anche perché gli aerei siano stati abbattuti così a est
rispetto alla rotta di ritorno da Burg el Arab a Rodi.
2. Il fatto che il primo contatto venga ottenuto a una
distanza considerevole e preceda il contatto visivo sembra indicare che i
Bristol Beaufighter fossero dotati di radar. Che significa però ottenere
contatto visivo dagli scarichi? Forse gli scarichi emettevano ogni tanto una
fiammata? Il secondo rapporto enumera 6 scarichi, il che potrebbe essere, visto
che il CANT era un trimotore. Di sicuro è corretta la descrizione
dell'apparecchio come bideriva, visto che una ricerca da me condotta l'archivio
fotografico del ministero conferma che i CANT della 193^ erano bideriva.
3. Dalle descrizioni delle azioni e dagli orari
(considerato anche il rapporto italiano a quest'ultimo proposito), sembrerebbe
che gli italiani stavano tornando. Da questo punto di vista il fatto che il
secondo intercettamento avvenga 40 minuti dopo il primo e 60 miglia a Nord di
Aboukir conferma la mia ipotesi che il primo aereo sia nella Baia Orientale di
Alessandria (ho trovato riscontro nei siti di due sub australiani). Ulteriore
conferma in merito sarebbe quell'ellittico "fell to port" del primo rapporto.
Ancora grazie della collaborazione e cordiali saluti
Mario Giuliano
RISPONDE LUDOVICO SLONGO: 30.01.11
mi scuso per il fatto di risponderle solo ora.
Ero fuori per lavoro ed ho letto la sua interessante
mail in ritardo.
Concordo con la sua identificazione del 5 settembre
come del giorno in cui avvennero gli abbattimenti. Controllerò se trovo
altre perdite di unità di 1007 basate in Africa per la data in oggetto ma
così di primo acchito mi sembra difficile. Ora alcune note di getto alle sue
osservazioni.
Decollo su scramble significa decollo su allarme.
L'incontro casuale con un aereo nemico durante un volo di perlustrazione
in piena notte sarebbe stato un eventualità remota. Il decollo a 40
minuti l'uno dall'altro sarà stato fatto perchè uno dei caccia era
immediatamente pronto e l'altro pronto in un secondo momento. Niente di
strano in questo. I nostri bombardieri notturni a quanto ne so,
attaccavano in ordine sparso e volavano intervallati. L'anomalia sarebbe
stata trovarli in formazione.
La vista delle fiammelle degli scarichi , come da
lei descritto, era il classico modo di individuare visivamente gli
aerei nemici di notte. Non sono esperto nella materia ma mi risulta che
i Beaufighter IF da caccia notturna impiegati in medio oriente, come
erano quelli del 46, fossero equipaggiati con il radar AI già da
settembre del 1941.
Testo dei rapporti
inglesi:
Scrambled Alex, area,
contact obtained when at 12,000ft, E/A jinking irregularly
Pilot closed in to
2,000ft and a visual obtained on exhausts, 400ft above, dead ahead E/A
identified as a CANT. Range closed to 300yds and a burst of 1 second was given,
closed rapidly to 50yds dead astern and below and gave a 4 second burst. Strikes
seen on wings and fuselage. E/A fell to port, finally spinning down into the
sea.
Result: 1 CANT Z 1007
Modified destroyed and confirmed
Scrambled Alex, area,
50-60 miles N of Aboukir Contact was obtained at 11,000 ft dead ahead and same
height. Pilot closed to 1,500ft and 500ft below when a visual was obtained of
large twin tailed machine with 6 exhausts presumably a CANT Z 1007. Our A/C
pulled up nose and closed to 100yds. E/A then opened fire with orange tracer,
Our A/C Pilot opened fire from below with a 3 second burst Strikes were seen on
front of fuselage. Our Observer then advised that he was wounded in the arm. Our
Pilot then gave a 4 second burst and observed strikes on fuselage and starboard
engine. E/A then immediatly caught fire and dived vertically into the sea.
Result: 1 CANT Z 1007
destroyed and confirmed Our Observer had bullet wound in arm but was operational
again after a few weeks in Hospital.
aggiornamento del 16.01.11
Notizie sul Sergente DE FEUDIS MAURO
Buonasera Daniele...
mi scusi innanzitutto se mi permetto di scriverle una mail..anche se non la
conosco..
ho appena finito di visualizzare il suo sito che trovo molto interessante.
Mi chiamo Roberto Fresi e sono di Torino.
Sto ,da alcuni mesi facendo una ricerca su mio nonno.che partecipo' alle
concitate fasi della seconda guerra mondiale in Africa Settentrionale, grazie
all'archivio di Roma sono venuto a conoscenza del fatto che fu fatto prigioniero
dalle truppe alleate il 05-01-1941 in Africa S.
Mio nonno si chiamava De
Feudis Mauro (in alcuni documenti che ho recuperato credo x errore e anche
indicato con il nome di Mario)nato a Cerignola (FG) il 03-03-1919,era un
sergente(apparteneva al 62° battaglione Carri "M.O.Iero"che venne mobilitato nel
Maggio 1940 ed assegnato alla Divisione di fanteria "Marmaica",prende parte alle
operazioni alle dipendenze del 1° RaggrupamentoCarrista.
Durante la successiva
offensiva inglese del Gennaio 1941 il Battaglione e' completamente distrutto e
di conseguenza viene sciolto per eventi bellici il 5 Gennaio 1941.),aggregato al
primo raggruppamento carristi dove vi era anche il 4°regg.carri(dove guarda caso
nel 97' hoprestato servizio io come militare a Bellinzago Novarese).
Fu catturato in Africa
Settentrionale il 05-01-1941 dalle truppe Inglesi ,sui documenti che poi
gentilmente il ministero della difesa mi ha inviato e' anche indicato il numero
di campo di prigionia (184) in India e poi in Inghilterra e il numero di
matricola (377588).
Fu rimpatriato il
19-05-1946 a Napoli.
Da quello che sono riuscito a capire io..forse fu fatto prigioniero durante le
fasi della battaglia di Bardia (o qualche giorno dopo)...
La mia mail..comunque ha questo senso: Volevo sapere da lei (che sicuramente
sara' piu' informato di me in materia)dove posso documentarmi...per trovare
qualche notizia in piu' su mio nonno,non so libri,riviste o articoli ; o cercare
eventualmente qualche vecchio compagno di Guerra di questo mio caro nonno che e'
mancato ormai anni fa.so inoltre che era un Sergente.
Sperando in un suo gentile riscontro,quando avra' tempo e modo.la saluto e gli
rinnovo i complimenti per il suo sito.
grazie e saluti
Roberto Fresi.
Risponde il Gen. a riposo della Div. "ARIETE" DOMENICO
SCHIPSI
Brevi note
sul LXII (62°) battaglione carri (carristi)
Introducendo queste
note, occorre dire che la denominazione del battaglione (Medaglia d’Oro Iero), -
assegnata nel corso di un momento storico in cui prevalse la tendenza di
assegnare nominativi oltre al contrassegno numerico di reparto - , non è (o non
dovrebbe essere) più in uso. Attualmente il 62° è un reggimento corazzato (di
stanza a Catania) della Brigata Aosta (Messina).
All’inizio del
conflitto, il Regio Esercito disponeva in Libia di 324 L3/33-35-38, ripartiti
fra i battaglioni IX, XX, XXI, in vita sin dal tempo di pace. La mobilitazione
consentì di formare altri battaglioni, ed in particolare: il XX diede vita al LX
ed al LXI; LXII (62) e LXIII furono generati invece dal XXI battaglione.
Il LXII
battaglione carristi (come si diceva allora) fu dunque mobilitato direttamente
in Africa Settentrionale (AS) nella zona di Tripoli e, nell’agosto del 1940,
inquadrato inizialmente - come gli altri battaglioni – alle dipendenze dei Corpi
d’Armata (XX, XXI e XXII CA) per rinforzare le divisioni di fanteria a questi
subordinate. In particolare il LXII battaglione fu assegnato al XXI CA .
L’organico
del battaglione comprendeva 46 carri L3 (di norma ridotti poi a 42), su tre
compagnie carri di tre plotoni (4 carri x plotone).
Il 29 agosto
1940 fu costituito il Comando carri armati per la Libia per l’inquadramento
amministrativo (cioè per l’addestramento, la valutazione dell’idoneità del
personale, il riferimento dottrinale, il sostegno logistico ed il controllo del
materiale), ma non costituiva un vero e proprio comando operativo delle unità
carri, sempre alle dipendenze dei CA e delle divisioni.
Alle
dipendenze del Comando carri armati furono costituiti due Raggruppamenti
carristi con alle dipendenze un battaglione carri medi M11/39 e tre battaglioni
L3.
Al 1° Raggruppamento carristi
(quello che ricordava il nonno del nostro amico) fu assegnato - sempre
“amministrativamente” - il LXII battaglione, insieme al XXI ed al LX III.
Al momento
dell’offensiva italiana in Egitto ed alla conseguente avanzata su Sidi el
Barrani (settembre 1940), il comando di questo Raggruppamento, insieme a due
battaglioni carri (il I M11/39 e il XXI L3), fu dislocata in riserva a Bir Hafid/Marsa
Luchh, poco ad est del ciglione di Sollum, confine con l’Egitto; invece gli
altri due battaglioni furono rispettivamente assegnati alle divisioni di
fanteria Marmarica (il LXII, a sud di Sollum) e Cirene (LXIII).
Durante i tre mesi
di stazionamento in territorio “nemico” il LXII non trovò impiego negli scontri
carristi che videro impegnati altri battaglioni (II M11/39 e LXI) contro azioni
di disturbo britanniche, le quali culminarono, il 10 dicembre, in una vera e
propria controffensiva, la “Compass” (bussola). I deboli carri italiani furono
respinti, insieme alle ancor più deboli divisioni di fanteria, verso la Libia.
Insieme ad una
compagnia del sopraggiunto III battaglione carri medi M13/40 (uno dei primi
giunti in AS), il LXII partecipò alla difesa di Bardia, inquadrato nella
divisione di fanteria Marmarica, e vi fu quasi integralmente distrutto ai
capisaldi “dei Ponticelli”, dai Matilda britannici della 6^ divisione
australiana (più corazzati e dotati di cannone da 40mm).
Le ultime notizie: 16.01.2011
caro daniele
dopo tante
ricerche sono riuscito a costruire la storia di mio nonno De Feudis
Mauro.
ora sono in possesso di copie di parecchi documenti.
per questo motivo infatti ti riscrivo...
quasi un'anno fa ero venuto a conoscienza della possibilita' di fare richiesta
al Comitato Internazionale della Croce Rossa di Ginevra dei documenti di
prigionia dei soldati catturati durante il secondo conflitto mondiale....ho
trovato il sito e ho compilato l'apposito modulo....e l'ho inviato via e-mail...
(tutto questo a Gennaio 2010)
...be..non ci crederai (io avevo perso le speranze...) ma dopo un'anno mi
hanno contattato telefonicamente e mi hanno detto che avevano trovato qualcosa
sul mio caro nonno..e tempo una settimana mi hanno spedito tutto mezzo posta...
da questi nuovi documenti (tra cui la copia di una "Capture Card")sono
riuscito a capire in che campi di prigionia e' stato mio nonno..dopo essere
stato catturato.
la maggior parte della prigionia l'ha passata a Bangalore in India nel campo 3,
pero' prima di essere trasferito in India ha passato credo forse un mese in un
campo di prigionia Inglese in Nord Africa (catturato a Bardia),questo campo
viene cosi' citato : POW Camp N°306 Nort Africa.
L'ultimo periodo di prigionia il Nonno lo passo' in Inghilterra e anche li in
un campo non menzionato:POW Camp N°600.
Ti ringrazio anticipatamente per l'attenzione,
in allegato ti inoltro comunque copia della carta di cattura del Nonno
Raffello Balestri 2° Reggimento Artiglieria Celere "Emanuele Filiberto Testa
di Ferro"
Gent.le Sig. Moretto,
cercando informazioni sul Passo Alfaya e precisamente sul caposaldo
Cirener mi sono imbattuto nel Suo sito. Mi scusi mi presento. Mi chiamo Alberto
Tinarelli e vivo a Bologna. Il mio interesse è dovuto al fatto che il fratello
di mia madre, Raffello Balestri apparteneva al 2° Reggimento Artiglieria Celere
"Emanuele Filiberto Testa di Ferro" ed è caduto proprio in quel luogo (è sepolto
nel sacrario di El Alamein). Sono in Suo posssesso altre informazioni relative a
detto luogo ? Sa per caso se vi siano ancora in vita degli appartenenti a tale
Reggimento ? In attesa di un Suo gentile riscontro cordialmente La saluto.
Risponde Giampaolo Bertelli
Mio
padre Celso Bertelli ha combattuto appunto nel 2° Articelere, uno degli ultimi
reduci di tale unita' e' morto un paio di anni fa, Franco Moretti, cherimase
ferito a Sollum, un altro arigliere reduce anch'esso da Halfaya era presente al
funerale di mio padre ma non ho piu' avuto contatti con lui da parecchi anni, si
puo' provare a contattare l'Associazione Artiglieri che ha una sede anche a
Bologna. Poco prima della sua morte ho anche sentito Luigi Preti che era tenente
del 2° Articelere durante il secondo conflitto mondiale ma non ha saputo darmi
molte informazioni.
Ho
qualche fotografia che ritrae mio padre insieme ad alcuni commilitoni, magari
posso scansionarla e metterla a
disposizione.
Il 2° Articelere combatte' a Tobruk, Sollum, Passo Halfaya dove venne
annientato.
Mi sembra che una batteria si salvo perche' dislocata altrove e venne poi
impiegata ad El Alamein.
Comunque dal foglio matricolare si dovrebbe conoscere la storia.
Le fotografie che allego ritraggono appartenenti al
Secondo Reggimento Artiglieria Celere A Passo Halfaya.
Raffaello Balestri, artigliere e' citato fra i Caduti nel libro del Col.
Massimo Jacopi
"Il Reggimento Artiglieria a Cavallo e il 2° Celere" edito da Rivista Militare a
pag. 208.
Dopo la caduta di Bardia il 2/01/1942 tocca al caposaldo Cirener, dove era
dislocato Balestri, che resiste fino all'esaurimento dei viveri e delle
munizioni.
Direi che per adesso non ho trovato altro, i Caduti erano inumati ai piedi della
cappella
votiva costruita dagli artiglieri, nel primo dopoguerra grazie all'opera di
Paolo Caccia Dominioni
E di Onorcaduti i resti vennero traslati ad El Alamein.
Cordiali saluti
Gian Paolo Bertelli
Celso Bertelli (a sx nelle foto) 2° Articelere
S.Tenente
GAMBA SERGIO M.A.V.M
Milano 18
aprile 2010-04-18
Egregio
Professore , sono la sorella di un caduto a EL QATTARA il 31 Agosto 1942 , Sono
stata recentemente al Sacrario di EL ALAMEIN ed ho avuto il piacere di
conoscere il nostro incaricato sul posto Maresciallo Portento, persona
squisita e molto disponibile. Avendo per caso con me le lettere scritte da mio
fratello, gliele ho fatte leggere. Egli mi ha parlato di Lei e della Sua opera
di ricerca nel deserto e mi ha consigliato di contattarLa in quanto pensa che
possano interessarLa . Mio fratello era S.ten. del Genio Divisione Corazzata
ARIETE 132 ° Compagnia mista Artieri e il giorno 28 agosto raggiunse quota 125
,dice inoltre di essere riuscito a farsi dare l’unico plotone di arresto della
nuova formazione della Compagnia così da essere autonomo col suo Plotone . Parla
della situazione caotica della sua Compagnia ecc.
In una
lettera di qualche giorno precedente parla del fortino su una cresta alta
25 metri. Io vivo a Milano e desidererei tanto , se
possibile,poterLa incontrare, mostrarLe le lettere di mio fratello , capire i
suoi ultimi spostamenti dal 28 al 30 agosto 1942 e dove questo ragazzo sia
veramente finito.
Mio
fratello è : S.ten GAMBA SERGIO M.A.V.M. 132° Divisione ARIETE Compagnia
Mista Genio Artieri nato il 2.3.21. e deceduto presso l’ospedaletto da campo (?
) il 31 8 42
Elvira
Gamba
........................
.........Grazie per tutte le informazioni che mi
dà su mio fratello. Nelle sue lettere parla però del 132° e non del 32°
chissà come mai ; grazie anche del rilievo satellitare di Q125 ;mio fratello
parla di una gola o piccola valle in cui si è addentrato prima di arrivare
a tale quota ma non mi pare di vederne alcuna . In quanto al cimitero è
veramente un punto interrogativo ,mia mamma aveva saputo ,non so da chi, che
i suoi soldati l'avevano appoggiato ad un carro armato (aveva messo un piede
su una mina poiché si era messo alla testa del suo plotone per far coraggio
ai suoi soldati) e aveva detto : mamma quanto sangue.. poi tutto è vago, non
si sa dove è stato portato e se è stato portato .... Ringrazio ancora
moltissimo e spero poterLe far vedere presto le lettere di mio fratello
................................
Per certo
..........in una lettera del 18 agosto 42 mio fratello dice di appartenere alla
Divisione Corazzata Ariete ; Mio fratello presumo sia stato ferito la notte
tra il 29 e 30 agosto '42
................................
....... ho una lettera dell'attendente di mio fratello datata
15.10.42
con il seguente indirizzo : mitt. Nicola Bertolotti 32 Brigata mista genio
compagnia Artieri Divisione Corazzata Ariete
Ten. Col. Pilota Mario Giuliano M.O.V.M
Egr. dott. Moretto,
Le devo innanzitutto fare i
complimenti per il Suo sito che è una vera miniera di informazioni.
Le scrivo perché mi sto recando
in Egitto per una breve vacanza durante la quale vorrei cercare qualche traccia
di mio nonno, Ten. Col. pil. Mario Giuliano M.O.V.M., disperso in azione di
guerra nei cieli di Alessandria la notte del 5 settembre 1942 (l’ultimo giorno
della battaglia di Alam Halfa).
Starò in Egitto solo una
settimana, quindi non confido di portare a termine la mia missione, ma sono
sempre alla ricerca di utili spunti (e comunque il suo sito mi ha convinto a
ritornare in loco prima ancora di esserci andato...). In ogni caso Le farò avere
foto e punti GPS dei luoghi d’interesse storico-militare da me visitati.
Le mie ricerche finora hanno
prodotto i seguenti risultati.
- Dal rapporto ufficiale della
missione (recuperato presso l’Ufficio Storico dell’Aeronautica a Roma) risulta
che otto Cant Z1007bis della 193^ Squadriglia, comandata da mio nonno,
decollarono da Rodi Gadurrà nelle prime ore del mattino del 5 settembre 1942.
L’obiettivo erano gli aeroporti a Sud-Ovest di Alessandria, in particolare Burg
el Arab. Secondo il rapporto gli aerei italiani bombardarono Burg el Arab e vi
fu reazione contraerea e della caccia nemica. Due Cant non tornarono alla base,
tra i quali anche quello del nonno. Furono intraprese ricerche circa 20 miglia a
nord di Alessandria nella tarda mattina successiva a mezzo di idrovolanti Cant
Z506, ma invano. Peraltro il rapporto non contiene alcuna notizia relativa al
luogo e alla modalità in cui gli aerei vennero colpiti e/o precipitarono,
pertanto ritengo che le ricerche effettuate 20 miglia al largo di Alessandria
siano state un mero pro forma, anche perché un Cant ammarato galleggiava appena
due ore quindi semmai si poteva trovare (forse) solo qualche naufrago (e dico
forse perché a 20 miglia da Alessandria il fondale è già profondo 1000 m e
l’acqua conseguentemente fredda). Inoltre, se è vero che gli aerei raggiunsero
gli obiettivi, è più probabile che siano stati abbattuti sulla terraferma o
comunque che non siano riusciti ad allontanarsi troppo dalla stessa una volta
colpiti. Ipotizzare invece un inseguimento aereo fino addirittura a 20 miglia
dalla costa (di notte), non è affatto plausibile.
- Mi sono poi recato a Rodi e
l’emozione di calcare il terreno della pista è stato indescrivibile. La pista
esiste ancora, anche se è largamente inerbita. Si vede anche in google earth
circa 5 km a nord di Lindos.
- Speravo di trovare utili
riscontri visitando i National Archives di Londra, ma non è stato così. Il 5
settembre 1942 Burg el Arab non venne bombardato dagli italiani, almeno stando
al diario storico della 240^ Wing indicatomi dall’Historical Office della RAF
come di stanza colà. Inoltre consultando un catalogo contenente tutte le
vittorie della RAF (comprendente anche le aviazioni dell’Impero, quindi
australiani e sudafricani presenti in Egitto) alla data del 5 settembre non
risultano abbattimenti di aerei italiani. Potrebbero essere stati gli aerei
americani, oppure ancora potrebbe essere stata qualche batteria antiaerea, ma
allora di sicuro l’aereo non è caduto in mare. Quanto all’aeroporto,
effettivamente il rapporto italiano menziona “gli aeroporti a sud ovest di
Alessandria”, ed effettivamente quantomeno c’era anche Amiriya, ma forse anche
altri aeroporti.
Il diario storico della 239^
Wing, di stanza ad Amiriya, è redatto in modo molto sintetico, non segnalando
gli attacchi subiti, ma solo l’attività offensiva svolta.
Sugli americani devo ancora
svolgere ricerche d’archivio ma dal testo “USAAF Fighter Units MTO 1942-45” ho
appreso che il 57th Fighters Group era già presente in Egitto alla data
considerata.
Durante il mio soggiorno
egiziano pensavo di chiedere alle scuole di sub per conoscere la localizzazione
dei relitti di aerei italiani, e poi cercare nella zona di Burg el Arab, Amiriya
e Alam Halfa.
Ho letto alcune notizie
preoccupanti sulle mine e Le chiederei notizie in merito, vista anche la sua
esperienza fuoristradistica, anche per rassicurare mia moglie..
Ogni Suo suggerimento sarà
benvenuto.
Grazie dell’attenzione e
cordiali saluti
Mario Giuliano
Risponde Ludovico Slongo:
Ciao Daniele,
effettivamente non ci sono rivendicazioni di vittorie aeree da parte della
RAF la notte che dal 5 settembre 1942 portò al 6 settembre 1942,
ma ci sono ben tre
rivendicazioni di caccia notturni nella notte che dal 4 settembre 1942 portò al
5 settembre 1942. Due di esse per CZ
1007bis e credo che ci sia la
forte possibilità che si tratti degli aerei di Giuliano e del suo compagno di
reparto.
Ad abbatterli furono
verosimilmente Bristol Beaufighter If del No. 46 Squadron RAF, pilotati dal
Pilot Officer Joseph Aubrey White e dal
Pilot Officer Michael Metcalfe
Davison, quest'ultimo, un asso al tempo appena ventenne (classe 1922) che
concluse il conflitto con 12
vittorie individuali
riconosciute, reclamò la sua vittoria in una località identificata genericamente
come North of Aboukir (quindi direi sul
mare), mentre il coetaneo White
la reclamò in "Alexandria area".
A dire il vero la vittoria di
White è riportata in alcune fonti come reclamata la notte dal 3 al 4 ed in altre
come la notte dal 4 al 5, ma
dovrebbe essere il secondo Cant
perduto.
Per avere dati ancor più precisi
su questi abbattimenti il sig. Giuliano deve procurarsi ai National Archives, l'ORB
del 46 Sqn. per il
periodo settebre 1942.
Il documento è contenuto
nei files AIR 27/460 ed è ordinabile via internet (credo).
Diario Storico del
Com.do Aeronautica Egeo RAF 400
Series sqds: destruction of enemy aircraft in air-to-air combat,
Sold. MACCAFERRI PIERO
Egr. Sig. Daniele Moretto,
sicuramente la mia mail la
sorprendrà. Anzitutto mi presento sono Carla Maccaferri (classe 1950),
insegnante in pensione, da alcuni anni, impegnata ad archiviare e catalogare le
opere di mio padre, il pittore lomellino Piero Maccaferri (1916/1992), vedi sito
www.pieromaccaferri.it.
Perchè mi rivolgo a lei? Ho
trovato il suo sito ed ho visto che vi sono molti ricordi di reduci della 2°
Guerra Mondiale. Mio padre da sempre mi raccontava di aver combattuto in Africa
e poi di essere stato fatto prigioniero dagli Inglesi, nel campo 308 ad Amria??
e poi vicino ad Alessandria D’Egitto ( come riportato ad es. dal capitano Marco
Cristofori).
Mio padre non perdeva occasione
per ricordare quegli anni, con profonda nostalgia, perchè, sapendo dipingere,
aveva avuto un trattamento privilegiato. Fece una improvvisata scuola d’arte,
fece numerosissimi quadri (ritratti e non) per i vari ufficiali inglesi,
affrescò la loro mensa ufficiali ( vedi foto sul sito, ma dove ??), addirittura
partecipò alla realizzazione di scenografie per il film : “Cesare e Cleopatra”
con Vivian Light, girato ad Alessandria d’E. e, nel 1946, espose i suoi quadri
al Salon d’Alessandria.
Insomma, visse, dall’agosto
1946 (anno in cui fu rimpatriato) alla morte, con la nostalgia per tutti i
lavori e progetti lasciati in Egitto e, forse, partiti per l’Inghilterra, al
seguito di Ufficiali inglesi.
Quello che vorrei da lei :
visti i numerosi contatti con il suo sito, chissà se ha la possibilità (o la
fortuna) di avere contatti con qualcuno che ha sentito parlare di ciò che
raccontava mio padre ( capisco che son passati più di 60 anni, ma magari
qualcuno è ancora in vita, italiano o inglese, oppure ha raccontato qualcosa a
figli e nipoti).
Io ho conosciuto alcuni ex
commilitoni di mio padre, ma ormai sono morti (Pizzigoni, Anziutti); l’unico
ancora in vita è l’ex vignettista del Corriere della Sera, Cassio Morosetti, ma
assolutamente non vuole o non ricorda nulla, anche se ho trovato un suo vecchio
scritto in cui affermava che il periodo più felice della sua vita fu,
paradossalmente, quando era prigioniero in Africa.
Mio padre parlava di un
Ufficiale inglese (Ten. Paul????) che era suo amico, lo faceva uscire dal campo
di prigionia, lo mise in contatto con la Comunità italiana abitante ad
Alessandria. Chissà che, tramite il suo sito, non possa venire a conoscenza di
qualcosa di più preciso, soprattutto vorrei sapere se le opere di mio padre
esistono ancora da qualche parte.
sinceri saluti Carla Maccaferri
Bers. MASOTTI REMO
Buongiorno,
mi chiamo Valentina scrivo dalla provincia di Milano.
Mi sono imbattuta nel Suo sito e ho visto che c'è un riquadro per la ricerca di
dispersi in guerra....
Non so se è la mail esatta a
cui inviare la mia lettera, ma non ho visto
altri indirizzi...
Io sto cercando di avere
notizie del fratello di mia nonna, dato per disperso
a Tobruk nel '42 ma quello che
mi fa continuare ancora adesso a cercare,
fu un fatto strano
accaduto l'anno dopo...
Il fratello di mia nonna si chiamava Masotti Remo ( nato a Coseano, Udine,
il 26 agosto 1920) e faceva parte del corpo Bersaglieri autotrasportati (
purtroppo non so se era del 7° o 9° Reggimento....) divisione Pavia, e
sulle sue lettere che inviava dal fronte appare come dicitura di mittente:
105 campo cannoni da 47/32 Div. Pavia n.54 T, mentre in una delle ultime
cartoline, datata 17/03/42 appare una C.
Quello che mi spinge a continuare a cercare di avere delle notizie, è il
fatto che Remo venne dato per disperso in guerra a causa dell'affondamento
della nave sul quale venne fatto prigioniero nel 1942 e che doveva fare la
tratta Tobruk-Alessandria ( queste notizie sono un pò sommarie...mio nonno
era in guerra con lui ma al momento della prigionia si sono divisi; mio
nonno, ferito, venne portato a Cape Town e seppe che la nave di Remo venne
affondata....non sappiamo se sia la versione esatta...).
Fin qui niente di strano ma quello che diede speranza ai miei parenti fu
una cartolina di Remo, recapitata ai parenti in Friuli con gli auguri di
Pasqua, inviata da Verona nel '43. Infatti questi chiamarono la mia
bisnonna contenti dicendole che Remo sarebbe tornato presto a casa...ma
non fu così. Non si seppe più niente da allora. Mia nonna e la sua
famiglia non si diedero per vinti e mandarono l'allora prete del paese
(loro abitavano in Via Trento a
Ospiate di Bollate) nei vari ospedali
militari in Veneto dove erano ricoverati i reduci feriti ma tornò a mani
vuote. Il comune di Bollate, probabilmente nel caos di documentazioni del
dopoguerra, riuscì a consegnare a mia nonna e alla sua famiglia ( che nel
frattempo si era trasferita a Garbagnate Milanese), dopo varie peripezie
burocratiche, il certificato di morte solo negli anni '60 ( infatti è
datato 31 ottobre 1960, protocollo n.17345, dichiarazione di morte
n.22167).
Noi abbiamo provato a rivolgerci al comune di Bollate per cercare di avere
una copia del "foglio matricolare" ma ci hanno risposto che sono documentazioni
troppo vecchie e archiviate chissà dove....così ho scritto all'Archivio di
Stato di Milano, a varie
associazioni di reduci, all'associazione bersaglieri, a vari siti di ricerca
dispersi....mi piacerebbe
riuscire a dare anche solo una notizia nuova a mia nonna
che ormai è l'unica rimasta
della famiglia.
Ho visto il file dell'elenco di
nomi del sacrario di El-Alamein, non c'è il suo nome.
Militare:
bersagliere autotrasportato, divisione Pavia n. 54 T (poi C), 105 campo
cannoni da 47/32
Nome e cognome:
Masotti Remo
Genitori:
Masotti Sisto e Cantarutti Filomena
Nato a: Coseano (Udine)
il 26 agosto 1920
Deceduto:
dato per disperso in mare a Tobruk e dichiarato morto nel 1960
Partito da Ospiate di
Bollate.
Vi ringrazio anticipatamente e colgo l'occasione per porLe gli auguri di Buon
Anno.
Cordiali saluti
Valentina
Richiesta di informazioni sul Serg. LA VIOLA X BTG carri Ariete
Ho trovato in internet la sua email.
Sto disperatamente cercando notizie su Ugo La Viola, mio carissimo e grande
amico scomparso alcuni anni fa a Bologna.
Lo stesso era decorato di medaglia d'argento al VM, ottenuta per i suoi
meriti militari in Africa. So che aveva combattuto ad El Alamein, e credo di
ricordare fosse capocarro del X batt. carristi Ariete. Ferito gravemente in
combattimento contro truppe australiane (?) probabilmente il 4 novembre 1942
fu estratto dal carro in fiamme da un soldato australiano e fatto
prigioniero (Sud Africa o India). A meno che non sia stato in battaglie
successive. Lui mi parlava di pochi carri allo sbaraglio contro maree di
carri alleati.
Nel dopoguerra cercando lavoro a Camp Darby (Tirrenia, Pisa) si ritrovò all
ingresso con un ex commilitone dell'equipaggio del suo stesso carro, anch
egli medaglia d'argento.
Ha lavorato con gli americani in quella basa come tecnico controllore di
esplosivi e munizioni fino a metà degli anni sessanta. Quindi si è
trasferito a Bologna dove viveva la sua famiglia ed è stato assunto presso
l'aeroporto civile di Bologna fino all'età del pensionamento.
Queste le notizie.
Io ho avuto l'onore grandissimo di conoscerlo ed essergli stato amico. Il
mio dolore è stato grande nel sapere della sua morte in occasione di una
telefonata alla sua famiglia per auguri di natale o pasqua, non ricordo ora.
La famiglia non conosceva evidentemente la nostra grande amicizia e non mi
aveva avvertito delle sue condizioni di salute!
Cordialmente
Mario Galasso
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Notizie sul Sergente ROSATI
Gentile Signor Moretto,
volevo prima di tutto farle
i miei complimenti per il suo splendido lavoro su QATTARA.
Sono contento di avere
visitato il suo sito perchè forse potrà aiutarmi a risolvere un piccolo caso
in cui mi sono imbattuto
incredibilmente il "23 ottobre" scorso. Sono un militare in convalescenza per un
intervento chirurgico
e per la prima volta
in carriera mi trovo ad avere tanto tempo da passare su internet a coltivare la
mia piccola passione per la
storia e l'archeologia; il
23/10 mi sono inserito nel sito di un viaggiatore/archelogo americano il quale,
nel 2004, visitando l'oasi di siwa
ha riferito di essersi
imbattuto nei resti un soldato italiano, Il Sergente Rosati, raccolti in una
delle tombe della collina dei morti.
Il sito del signore
americano riporta anche la foto della possibile tumulazione e la didascalia:
"spero di riuscire a contattare la famiglia del soldato".
Mi sono messo in contatto
con onorcaduti i quali hanno immediatamente cominciato delle ricerche per
stabilire se effettivamente c'è il nome del Sergente
tra i dispersi in nord
africa. Ho contattato il ricercatore americano chiedendogli se fosse riuscito a
sentire i famigliari del possibile Caduto e magari
se potesse fornire dettagli
su ciò che aveva visto; egli, gentilmente, mi ha inviato una foto,non
disponibile sul sito, che ritrae la targhetta di legno
che riporta il grado e
cognome del soldato, riferendo che ci fossero delle ossa.
Signor Moretto forse lei
potrebbe aiutarmi a capire qualcosa di più su ciò che la suddetta oasi ha
significato nelle operazioni dell'ottobre e novembre del 1942.
Secondo il mio contatto
americano alcune tombe della collina di Siwa erano state utilizzate dagli
italiani come rifugio ed ospedale di fortuna.
Per quanto riguarda
Onorcaduti, mi hanno risposto dicendo che non vi sono dispersi con quel cognome
e che, nonostante il tutto sia molto interessante, i dati che gli ho fornito non
sono sufficienti per fare luce sul caso, infatti la targhetta di legno potrebbe
essere stata affissa a qualche suppellettile o alla barella di un ferito
(lasciata sul luogo al momento dell'evacuazione) e non necessariamente essere
stata messa ad indicare il luogo di una tumulazione. Da quanto ho visto, Lei ha
visitato la zona e forse potrebbe saperne molto di più del volenteroso
statunitense.
Le chiedo scusa per il
fastidio ma sono sicuro che anche Lei troverà appassionante questo caso.
grazie e buon lavoro
1° Maresciallo (MM) Nicola
Darretta
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Notizie sul Caporale Levino
Schiavone 133° LITTORIO
Egregio Signor Daniele, mi chiamo Agostino
Schiavone e sono figlio del caporale carrista Levino Schiavone del 133°
Reggimento Carri Divisione Corazzata Littorio, ho
scoperto per caso questo sito (sono alla continua
ricerca di notizie sul fronte nord africano) e mi devo complimentare con Lei, è
il più bello è completo che abbia visionato.
Le scrivo perchè tra le tante testimonianze e
racconti ci possa essere qualche reduce o parente che abbia incontrato mio padre
o ne abbia qualche ricordo. Mio padre era
molto restio a parlare a noi figli della guerra perchè le sofferenze sono state
tante e tali da rievocare in lui tristi e dolorosi ricordi. Un giorno gli dissi
:papà, vuoi che ti porti ad El Alamein per
rivedere quei luoghi dove hai combattuto, lui mi rispose: no, li ci sono solo
brutti ricordi, ho visto morire decine di amici. Mio padre si è arruolato
volontario nel 1941 a 17 anni, fù mandato a Bologna alla scuola carristi,
Cavalleria Motorizzata mi raccontava mio padre. Infatti rimase meravigliato
quando arrivato ai cancelli, vide due carri all'insù! Finito l'addestramento è
stato mandato a Vercelli. Non vedendosi chiamato per il fronte, si mise a
rapporto dal suo comandante e chiese perchè lui
non partiva. Il comandante (aveva due grossi
baffi mi raccontava mio padre) gli disse: dovrei darti due schiaffi per quello
che chiedi! C'è gente che fà di tutto per non partire
e tu.......ma come soldato ti ammiro, gli strinse
la mano è lo mandò al posto di uno sposato che la moglie andava tutti i giorni a
piangere dal comandante perchè non facesse partire il marito.Non ricordo con
precisione se il carro che pilotava fosse l'M11/39 o l'M 13/40 ma arrivato in
Africa, via aerea, per via degli affondamenti dei convogli che
trasportavano i mezzi, fù trasferito sugli autocarri (Lancia 3RO con rimorchio).
Durante l'avanzata su Alessandria d' Egitto, incrociò il suo carro distrutto con
l'intero equipaggio morti. Lui oltre al trasporto dei mezzi, munizioni e altro,
trasportava nelle loro azioni anche i Giovani Fascisti e i camion con il
cannone. Non voglio dilungarmi oltre, concludo dicendo che fù fatto prigioniero
in Tunisia a maggio del 43' e mandato in America. Tornò nel 1945. Il caporale
carrista Levino Schiavone è nato e vissuto a Vasto -ch- e se ne andato il
25/01/2009, forse ora si trova tra i suoi vecchi camerati caduti per la
Patria.Se Vuole può contattarmi all'indirizzo email agostino.schiavone@email.it.
Grazie.
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