Halfaya Sollum Capuzzo
Artigliere Bertelli Celso di Ferrara
La Cappella di passo Halfaya : notare che la croce, la
campana, i supporti dell'altare i vasi sono ricavati da bossoli di artiglieria
II Reggimento Artiglieria Celere «Principe Emanuele Filiberto Testa di Ferro»
(1934-1942)
«NEC SINE ARTE ICTUS / NEC SINE VIRTUTE CELERITAS»
Fu costituito in Ferrara. Il 25
dicembre 1940 ricevette l'ordine di raggiungere Tripoli lasciando in sede il
Gruppo a cavallo. Si schierò a presidio della Sirte con le Divisioni di Fanteria
Pavia e Brescia e la Divisione Corazzata Ariete. Successivamente inquadrato nel
Corpo Tedesco in Africa prese posizione sul fronte di Tobruk e poi di Bardia e
Sollum difendendo strenuamente il passo Halfaya e la Ridotta Capuzzo. Il 17
gennaio 1942, dopo un assedio di 59 giorni, esauriti i viveri le munizioni e
l'acqua, veniva sopraffatto. Lo Stendardo fu seppellito accanto ai suoi gloriosi
Caduti.
Il 62° Battaglione Carri "M.O. Iero" trae origine
dal LXII Battaglione Carri L costituito nel dicembre 1939 presso il deposito del
116° Reggimento Fanteria "Treviso" posto a Tobruk. Viene mobilitato nel maggio
del 1940 ed assegnato alla Divisione di fanteria "Marmarica", prende parte alle
operazioni alle dipendenze del 1° Raggruppamento Carrista. Durante la successiva
offensiva inglese del gennaio 1941, il Battaglione è completamente distrutto e
di conseguenza viena sciolto per eventi bellici il 5 gennaio 1941.
ridotta Maddalena
ridotta Maddalena
Origine del nome RIDOTTA CAPUZZO
Ferruccio
Capuzzo è nato il 22 gennaio 1892 a Preganziol (TV) - Capitano del 35 Reggimento
Artiglieria da campagna.
"Durante sei mesi ininterrotti di servizio, quale osservatore d'aereo, diede
costante prova di tenace ardimento e noncuranza del pericolo.
Fatto quasi sempre segno di fuoco avversario, ebbe varie volte l'aeroplano
colpito".
Friuli - Altopiano Carsico, maggio - dicembre 1915
...........Capuzzo
assunse il difficile impegno di comandante dell'Aviazione della Cirenaica. Prese
parte spesso alle operazioni di ricognitore direttamente e poichè si allontanava
da Bengasi per diversi giorni, cedeva il comando ad un sostituto, Così successe
il 24 novembre 1924 quando eseguì un'ispezione ai campi della Marmarica
lasciando il comando al capitano Natale Gianbalvo.
Il 23 febbraio 1925, dovendosi assentare dalla sede per servizio, cedette di
nuovo il comando al capitano Gianbalvo e decollò da Bengasi a bordo del Caproni
Ca 3 (24500) con l'equipaggio composto dal tenente pilota Antonio Tessari, dal
tenente osservatore Edoardo Bussarelli e dal sergente motorista Amedeo Gargiulo
per raggiungere Tobruk, Anseat e Esc Scegga e ispezionare le squadriglie che
operavano nella zona del confine con l'Egitto. Dopo alcuni giorni di sosta a Tobruk il 27 febbraio atterrarono alla ridotta MADDALENA presso Esc Scegga da
dove, dopo aver fatto rifornimento, alle ore 13,40 decollavano col proposito di
raggiungere l'oasi di Giarabub, ma non fece più ritorno. Alle prime luci
dell'alba, non avendo alcuna notizia dell'equipaggio, iniziarono le ricerche.
Per otto giorni fu sorvolata inutilmente l'area per un raggio di 300 chilometri,
ma senza oltrepassare il confine egiziano per assoluto divieto delle autorità di
quel Paese. Qualche tempo dopo, si seppe dal Cairo che il Caproni era atterrato
a sud est di Esc Scega, cinquanta chilometri oltre la linea di frontiera. La
discesa in territorio egiziano i spiegò con un errore di rotta causato
dall'uniformità del terreno e dalla mancanza di qualsiasi demarcazione del
confine. Il 6 aprile decollò da Anseat una squadriglia per effettuare le
ricerche. Solamente il tenente Emilio Liberati avvistò l'apparecchio fra le
sabbie assolate del confine egiziano 20 chilometri ad Est di Mas Rab Saperzen e
90 chilometri a sud della ridotta di Esc Scegga. Vi atterrò accanto e constatò che
il Caproini non era danneggiato dall'atterraggio di emergenza e che l'incidente
era stato causato da un guasto al motore. Perlustrò la zona e trovò tracce
distinte di passi a 200 metri dall'apparecchio: confermavano che gli aviatori
dovevano essersi messi in marcia verso nord per raggiungere Anseat e Sollum. A
circa 8 chilometri le tracce si confondevano con quelle di altri uomini che si
univano a loro volta più avanti a quelle di una carovana di cammelli che aveva
fatto sosta in quella zona. Era probabile che gli aviatori fossero stati
catturati da una carovana di cammellieri dal momento che il tenente Liberati
potè seguire le tracce e riconoscere le orme degli zoccoli degli animali e i
segni delle scarpe degli aviatori, Ferruccio Capuzzo era dunque riuscito a
portare in salvo i suoi compagni, pensò l'aviatore. Probabilmente una carovana
li aveva raccolti e portati verso la costa. Pensò inoltre che nel giro di pochi
giorni avrebbero certamente dato notizia della loro salvezza, ma questa notizia
non venne mai. L'aereo fu recuperato il 15 maggio. Solamente l'8 giugno, su
indicazioni dell'autorità militare egiziana di confine, furono rinvenute le
salme di quattro sfortunati aviatori italiani a circa 25 chilometri a est del
luogo dove era stato rinvenuto l'aereo. La commissione subito inviata sul posto
dal Governo coloniale procedette all'identificazione delle salme e la morte su
fatta risalire a tre mesi prima. Mancò un vero giudizio medico sulle cause
presunte che la determinarono, ma dalle notizie raccolte si ritenne che
l'equipaggio fosse stato trucidato da predoni a colpi di corpi contundenti. I
particolari rimasero un mistero.
l'11 giugno, il ministero delle Colonie comunicò alla famiglia il ritrovamento
del comandante Capuzzo e dei suoi compagni. Le salme vennero poi imbarcate per
l'Italia il 15 agosto successivo. Per questa tragica azione il comandante
Capuzzo fu concessa la Medaglia d'Argento al Valore Militare alla memoria. La
motivazione esalta la lotta contro i ribelli: "EROICO COMANDANTE D'AVIAZIONE
DELLA CIRENAICA, SEMPRE DI ESEMPIO IN ARDIRE E VALORE, IL 27 FEBBRAIO 1925 A
BORDO DI UN CAPRONI SI SPINGEVA ARDITAMENTE IN DIFFICILE E PERICOLOSO VOLO
SULL'OASI DI GIARABUB. COSTRETTO AD ATTERRARE PER AVVERSA FORTUNA SUL DESERTO
EGIZIANO, ED ASSALITO DA FORZE RIBELLI SOVERCHIANTI, DOPO ACCANITA LOTTA A CORPO
A CORPO, TROVAVA GLORIOSA MORTE PER LA GRANDEZZA DELLA PATRIA" Cielo di Gialo e
di Giarabub, 1924/1925
......In suo onore la Ridotta di Anseat su chiamata Ridotta Capuzzo. Il nome di
questa località fortificata divenne molto nota nel 1941, durante la guerra,
perchè vi si fronteggiavano accanitamente gli eserciti italiano e britannico.
“Trigh
Capuzzo Amseat” è formata dalla parola araba (non inglese come potrebbe sembrare
a prima vista) trigh (o tarigh) che significa "strada, cammino, via" ed Amseat
che è il nome della regione al confine libico egiziano nel quale sorgeva Forte
Capuzzo-Amseat. Questo si trovava in prossimità della “località” oggi indicata
come Umm Sa'ad a 5 chilometri prima della linea di confine libico egiziano lungo
la camionabile che scendeva da Bardia e che da quel punto in poi sterzava
bruscamente verso est, attraversava il confine libico - egiziano e, scendendo
dal ciglione libico, raggiungeva la cittadina di mare di Sollum a circa 22-23
chilometri dopo il confine libico-egiziano.
Quindi il fortino Capuzzo rappresentava un punto di passaggio obbligato per gli
automezzi che dalla Libia volevano passare in Egitto e viceversa. Subito dopo
aver lasciato ridotta Capuzzo ed aver varcato la linea di confine come primo
insediamento abitato in territorio egiziano la camionabile incontrava il
presidio (anglo egiziano) abitato di Musaid a circa 9-10 chilometri dopo il
confine.
In pratica Forte Capuzzo era l’ultimo presidio libico-italiano di controllo, di
frontiera, in direzione del confine mentre Musaid faceva da controparte egiziana
di Forte Capuzzo.
Più a sud Forte Maddalena era un posto di controllo alla frontiera esattamente
come Forte Capuzzo.
Nel giugno 1940 lo schieramento italiano di frontiera comprendeva una copertura
articolata in due settori:
1. a nord c’era il settore costiero, o di Amseat, tenuto dalla piazza di Bardia,
dalla ridotta Capuzzo, dal presidio di Sidi Omar
2. all’interno e più a sud c’era il settore interno, o di Giarabub, con la
ridotta Maddalena e l’oasi di Giarabub appunto.
Subito alle spalle di questo modesto schieramento difensivo di confine
presidiato per lo più da libici c’era dislocata la X Armata del generale Mario
Berti.
La ridotta Capuzzo cadde in mano inglese già il 14 giugno (4 giorni dopo la
dichiarazione di guerra) ed in prossimità di Forte Capuzzo avvenne il 16 giugno
’40 quello che viene considerato il primo scontro tra carri italiani ed inglesi
della campagna in Africa settentrionale (battaglia di Nezuet Ghirba). La ridotta
fu poi riconquistata in occasione dell’avanzata su Sidi El Barrani di Graziani
in settembre ’40 e perduta nuovamente con la successiva prima offensiva
britannica del dicembre 1940. In seguito seguì i repentini rovesciamenti del
fronte.
Purtroppo la documentazione fotografica del fortino Capuzzo è abbastanza
eloquente dopo la sua caduta in mano britannica ma molto povera se non quasi
inesistente negli anni precedenti.
Notizie tratte dal libro SALVAT UBI LUCET di Mauro ANTONELLINI
dell'editore Casanova Faenza.
a cura di Matteo Tajoli e Daniele
Moretto |