Nuovi capitoli in "Le mille e una favola" e "Alla ricerca dei relitti perduti"

                   

                                                         

 

In fondo, non era la “prima” del libro: “Quel piccolo paracadute”, infatti, l’avevamo già presentato a Milano, in dicembre, all’Università Bocconi. Ma, si sa, “giocare in casa” regala sempre qualcosa di speciale. E lo dice uno che di città ne ha girate tante. Alla serata del 24 aprile, al Municipio di Padova, c’era tanta gente: amici, vicini e lontani, familiari, appassionati di volo e di storia. Forse è anche per questo, per l’atmosfera per nulla formale e ingessata, che la serata è filata via così liscia e coinvolgente. Altro che platea dormiente! Se fossero tutte così le presentazioni… Di fianco a me, Daniele Moretto, amico, esperto di storia militare e instancabile agitatore di uomini e idee, e l’editore del libro, Giorgio Apostolo, con la sua ultratrentennale esperienza di storie di ali italiane. Nella Sala Paladin, tra affreschi e facce a tratti emozionate, si è parlato del libro su Guido Sturla,

pilota da caccia della II Guerra mondiale, che andò in Africa nel 1941 col suo Macchi 200 dell’Asso di Bastoni. E che si guadagnò una Medaglia d’Argento al VM per essere tornato indietro, durante una grande battaglia, ad aiutare il suo comandante, il capitano bolognese Armando Farina. Un gesto di pura amicizia, tra uomini dai valori solidi e comuni.

                     

 Ma si è anche parlato della nostra guerra, dello spirito con cui i “nostri ragazzi” l’hanno affrontata; del mio parente abbiamo detto, ma Daniele ha avuto in casa un padre carrista della Divisione “Ariete”, Apostolo un padre che ha vissuto la campagna d’Etiopia. Tutti loro, come i compagni, hanno sempre combattuto inseguendo disperatamente gli Alleati, quanto a dotazione, armamento, organizzazione. Senza mai mollare. Una lotta impari, sostenuta a viso aperto e con tanto coraggio. Con la solidità tipica delle brave persone. È stato dolce vedere Apostolo, uomo vicino all’ottantina, emozionarsi ancora ricordando come i nostri piloti - ma il discorso vale anche per i soldati, i carristi, i marinai - abbiano affrontato le situazioni più difficili con la serena consapevolezza di essere lì per un superiore senso del dovere. Erano due contro dieci? Non faceva differenza. Ci si gettava nella mischia e via. “Non saremo stati grandi guerrieri” ha ricordato giustamente Daniele Moretto “Ma grandi uomini sì”. Come è vero. In prima fila, la signora Favini, moglie del comandante di Guido in Africa, e Luigi Muncinelli, nipote dell’amico e comandante Farina, annuivano energicamente. E, per un istante, quelle spille dell’Asso di Bastoni, appuntate sulla mia giacca e quella di Muncinelli, sembravano tornate a splendere come un tempo.

 

        

                                

 

  Andrea Stassano

 

Una testimonianza:

  Ciao Daniele.

 E’ stato un vero piacere partecipare alla presentazione del libro di Andrea Stassano.

 Un lavoro egregio che si legge tutto d’un fiato come un meraviglioso racconto.

 Mi auguro come accennavi, che ci sia la possibilità di riuscire con il tempo

 a rivedere ( serenamente e senza influenze politiche) il nostro passato

 storico.

 C’e’ ancora tanta ignoranza in merito.

 Non amo la televisione, ma, in occasione del 25 Aprile, ho avuto l’occasione

 di vedere (al volo) qualche tavola rotonda televisiva.

 Siamo ancora distanti dal riuscire pubblicamente a non sporcare quello che

 fu fatto, per lo meno in buona fede, nel periodo dell’ultimo conflitto , dai

 nostri soldati.

 Come dicevi, ed ho sempre pensato, non eravamo assolutamente pronti per

 entrare in guerra.

Con il senno di poi tutti possono fare gli storici.

 Dovremmo farci allora un esame di coscienza ed aprire un nuovo dibattito,

 con l’ausilio del RIS, dove trattare se veramente CAINO uccise ABELE, o fu

 un suicidio od altro.  

 E’ una grande soddisfazione sapere che le scuole si interessino alle tue

 conferenze in merito.

 Mi auguro che goccia dopo goccia, tu riesca ad iniziare una nuova pagina per

 far rivedere alle nuove generazioni la nostra Storia sotto un occhio

 diverso.

 Il nostro orgoglio nasce da vicende personali.

 L’oblio dei più nasce dall’indifferenza o dall’ignoranza.

 Se riusciremo a scuotere dall’apatia anche una sola persona, sarà comunque

 una piccola vittoria.

 Ho avuto prova, parlando con alcuni professori dei miei figli, che se ci

 proponiamo in modo sincero e trasparente nei valori in cui crediamo, non

 facciamo più parte della massa esagitata che popola questa società, ma

 veniamo ascoltati con interesse, e spronati a perseguire nel compito di dare

 il giusto insegnamento ai nostri eredi.

 Sono felice di aver trovato nel nostro gruppo di El Alamein tante persone,

 ognuna con il proprio piccolo bagaglio, desiderose di condividere con

 serenità ed umiltà i propri ricordi e sentimenti.

 Penso di ripropormi per una prossima dipartita, ma rimarrà comunque una

 delle più belle esperienze della mia vita.

 Un caloroso abbraccio.

                                                                 Pietro Garbin 

 

 

 

16 Agosto 2008 / v06
 

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