Rientrati dalla terza missione.
Eravamo divisi in due gruppi, uno composto dai geologi e altro e uno composto in prevalenza da appassionati e studiosi di
storia della campagna d’Africa accompagnati dal REDUCE Santo Pelliccia.
Giunti insieme all’albergo di Portomarina in Alamein, si
fanno le prime conoscenze e ci si scambia opinioni e già si intuisce che il
gruppo sarà ben amalgamato.
Ad ognuno l’organizzazione ha fornito una ricca
documentazione e un cd nonché una carta topografica della zona molto
dettagliata.
All’alba del secondo giorno (nove a disposizione) il gruppo
dei geologi parte per i rilievi sulle alture di Alam Halfa dove sono state
individuate, tramite rilievi satellitari IKONOS, fortificazioni, fossati
anticarro, postazioni per interrare carri nonché le immancabili buche.
Numerosi i reperti che si è provveduto ad interrare per
preservarli e fare il punto GPS.
Il gruppo degli appassionati, storici, si è diretto prima
alla piramide Marseille, poi via Sidi Abd el Rhaman verso il Sacrario Italiano,
Tedesco e Inglese.
Comprensibile e apprezzabile l’intensa emozione scaturita
dalla visita a luoghi a noi così cari e ognuno ha trovato il proprio personale
motivo di commozione.
Riunione al tramonto sotto le alture di Naqb Rala per il campo notte per i
geologi, mentre il restante gruppo faceva rientro in albergo.
Il terzo giorno vede di buon’ora la partenza del gruppo
“storico” verso la linea del fronte: Alamein, stazione, cimitero della Folgore
abbandonato, Qaret el Abd, Deir Alinda e finalmente Munassib alla ricerca delle
postazioni del nostro Santo Pelliccia.
I suoi ricordi sono vivi e lucidi, ma la realtà del terreno
lo confondono: dopo una lunga e accurata ispezione pare aver identificato la sua
buca proprio di fronte alle linee minate che separavano gli Inglesi: una
collinetta a punta….un fossato e un piccolo corridoio…..due buche, una a valle e
una a monte: pare proprio essere questo il punto ma Santo rimane titubante:
sai…. Ci si muoveva solo di notte….quella collina mi sembrava più alta….quel
corridoio….67 anni sono passati, i caterpillar delle prospezioni petrolifere…la
sabbia…
Vogliamo pensare comunque che quello era il posto ove Santo
ha respinto gli Inglesi!
I geologi, intanto, dal Naqb Rala, continuano i rilievi
verso nord.
Pomeriggio all’Himeimat al Rala e al dosso del Bersagliere
e notte al campo .
Temperature basse e forte vento hanno messo a dura prova il
gruppo.
La mattina successiva, dopo abbondante colazione, tutti si
incamminano a piedi per la classica passeggiata ricognitiva, destinazione:
alture di Naqb Rala direzione Naqb el Khadim che raggiungiamo dopo dieci
kilometri di salite e discese.
Ci preoccupiamo per la resistenza di Santo, ma questi
appare arzillo e allenato più di noi…..
Durante il percorso numerosi reperti affiorano dal terreno,
bicchieri in bachelite appartenuti alle dotazioni tedesche, scarponi, filo
spinato, una camicia forse italiana con alcune macchie sospette… frammenti di
copertoni, bossoli, granate e tanto altro.
Lasciamo indietro i geologi che imperterriti continuano il
loro encomiabile lavoro di rilievo e mappatura: raccoglieranno una mole di dati
tale che sarà necessario un dottorato di ricerca per riordinare il tutto: lo
otterranno!
Sosta pranzo e poi in jeep direzione Moghra con la sua
bella oasi disabitata passando e sostando prima al camelpass ( ospedale
sotterraneo in precedenza terzo box inglese) poi al pass for cars con le sue
belle trincee e con i depositi di materiale bellico.
Incrociamo la red piste ancora selciata e con le pietre
miliari e poi giù nella depressione verso l’oasi.
Qui sostiamo e attrezziamo il campo per la notte.
Alle tre circa del mattino siamo rinfrescati da un
acquazzone del tutto inaspettato!!!!!
Continua vento forte che fa volare via una tenda che più
ritroveremo.
Il programma prosegue, e di buon ora si parte per la tanto
sospirata traversata della depressione di Qattara.
Le foto valgono più di ogni racconto e durante il tragitto
che ci porterà all’oasi di Qara abbiamo incontrato sorgenti calde a 70°,
tempesta di sabbia, foreste pietrificate e sabbie mobili: un inferno? Un
paradiso? Qualunque cosa sia è comunque magia.
Ci accoglie il governatore dell’oasi, e espletate le
formalità di rito cominciamo la ricognizione alla ricerca delle postazioni della
“Giovani Fascisti” che troviamo; campo notte a ridosso di una falesia per
ripararci dal vento ora fastidioso e freddo.
Daniele, per la gioia dei bambini estrae un aquilone e lo
fa volare con meraviglia dei presenti ed infine lo dona loro con la preghiera di
giocarci tutti.
Qara, oasi di trecento anime con la cittadella fortificata
molto simile a Siwa ed anche lei distrutta dal temporale impetuoso degli anni
20.
Mattino successivo dopo la solita abbondante
colazione si riprende la marcia nella depressione in direzione Siwa che
raggiungiamo nel tardo pomeriggio.
Siwa offre molto a chi la visita, ma le nostre ricerche si
concentrano sulle postazioni perimetrali della “Giovani fascisti” che troviamo
belle e troppo “nuove”, infatti sono state riabitate durante la crisi con la
Libia: lo confermano i numerosi reperti italiani inglesi frammisti a quelli
egiziani ben più recenti.ù
La spedizione proseguirà poi turisticamente con la visita a
Siwa, Marsa Matruh concludendosi con il doveroso saluto al Sacrario Italiano.
Grazie a tutti, splendidi compagni di avventura e…. alla
prossima missione.
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