DOVE AFFONDAVANO LE RADICI DEI VALORI E DEL DOVERE DEI NOSTRI PADRI? :

                                                                            ECCO LA RISPOSTA!

 

 

 

S.A.Reale il Duca dì Aosta

" Scoppiata la guerra contro la barbara Austria io a Roma presi parte alla testa dei

dimostranti con la bandiera sventolante a parecchie dimostrazioni con parole espansive e

comunicative dimostravo anche ai più refrattari la necessità di questa guerra. Più tardi

ebbi il tricolore,ed io promisi di farlo sventolare per primo sul Colle redento di San Giusto.

I giornali a Roma,a Milano,a Genova ed altrove ne parlarono con parole piene di fuoco e

di amor patrio: mi accompagnarono alla stazione e mi offrirono fiori e dolci. Da quel

giorno sono nella zona di guerra,sempre sotto il cimento,senza ancor prendere parte ad

un servizio attivo,pur essendo stato riconosciuto da tanti ufficiali idoneo a compiere

servizi audaci e pericolosi,e poter così dare alla Patria il mio valido contributo. Sono

familiarizzato col pericolo a tal punto che nessun ostacolo sarebbe atto a farmi rimuovere

dall'impresa prefissami. Mi sento fervente cittadino italiano,e fin all'ultima stilla del mio

sangue non indietreggio giammai. Mi pregio di esporLe i miei requisiti,e benchè con una

gamba sola,ho meritato tanta stima nel campo dell'audacia,che spero avere i titoli

sufficienti per aspirare all'onore che chiedo.


Per otto anni servii lo Stato nella Marina da Guerra. Feci la campagna d'Africa, e sono

autorizzato a fregiarmi della medaglia. Fui campionato militare ciclista della squadra

navale per un concorso dato a Spezia nel 1903. Dopo il mio congedo militare presi parte

al concorso per essere assunto in servizio nelle Ferrovie della Stato e fui primo sia nello

studio che nel lavoro,ed il mio capolavoro meccanico,fu conservato negli Uffici della

Direzione Generale dall'Ing. Capo Servizio signor Savio. Dopo tre anni di servizio rimasi

vittima di un incidente ferroviario e mi fu amputata la gamba sinistra. Rimessomi in

salute ripresi la mia vita sportiva e presi parte con una gamba sola al concorso

internazionale di nuoto a Roma per la traversata del Tevere,guadagnandomi la medaglia

d'argento. In seguito mi diedi allo studio di qualche invenzione e fui premiato in varie

esposizioni dove esposi i miei lavori. A Parigi ebbi la croce insigne,medaglia d'oro e

diploma da S.E. il Ministro Baccelli,la medaglia di bronzo e diploma,e dal Prof.Rossi-Doria

una lettera di congratulazioni.


Presi poi a percorrere l'Europa in bicicletta e studiare i popoli,e d'allora ho sognato

sempre di vedere l'Italia grande e prosperosa. Attraversai tutta la Francia,il

Belgio,l'Olanda,la Germania,la Danimarca,la Svezia e la Norvegia.Arrivai al circolo polare

 artico, e convissi a causa del ghiaccio,qualche tempo con gli esquimesi della Lapponia. Di

 là fui in Finlandia,poi in Russia e da Pietrogrado,attraversando le innumerevoli steppe

 giunsi a Mosca. Attraversai la regione dei turcomanni,la Polonia,l'Austria fino che giunsi

a Roma in famiglia. Dopo qualche mese di riposo andai ad Alessandria e percorsi lungo il

Nilo tutto l'Egitto,la Nubia arrivando quasi sotto l'Equatore nel Sudan,poco lungi dal

Congo. Percorsi nel mio giro d'esplorazione circa ventimila chilometri ed ebbi sempre a

che fare colle tormente di neve,ghiacci,lupi,iene,sciacalli,subendo ogni genere di

privazione,e mai ebbi a lamentarmi,ero orgoglioso della mia resistenza e della mia

audacia e fiero d'essere figlio d'Italia.In Danimarca ebbi l'alto onore di vedere la mia

fotografia accanto a quelle delle LL.MM. i Sovrani d'Italia. Le giuro che ho del fegato e

qualunque impresa,la più difficile se mi venisse ordinata le eseguirei senza indugio. Venni

nella zona di guerra con gli attrezzi necessari per recarmi dagli Alpini;non mi fu possibile

arrivarci,sopra Romano sotto il fuoco del nemico mi fecero ridiscendere,vagai di trincea in

trincea con la speranza di essere aggregato in qualche corpo e poter prestare l'opera

mia;catturai fucili austriaci,giberne,munizioni ecc. tutta roba che portai al comando di

tappa a Cervignano. Sono stato a Sagrato nei pressi di Gorizia,sulle colline di

Castelnuovo,e nei miei percorsi verificavo sempre se i fili telefonici erano manomessi e

scrutavo i campi con la speranza di acciuffare qualche perfida spia. Sono ormai

conosciuto da tutti gli ufficiali e soldati,anzi un giorno a Cervignano fui abbracciato e

baciato.


Se lo voglio sono invisibile,e potrei,son sicuro,penetrare nel campo nemico e studiarne le

posizioni,scoprirne le batterie,senza da essi essere veduto. La strada che da Cervignano

conduce a Monfalcone,è sorvegliatissima ma data la mia perizia e scaltrezza nel

percorrere le campagne passai inosservato e mi presentai,dopo avere attraversato campi

di grano turco,strade secondarie ora abbassandomi ora nascondendomi a seconda che

vedevo delle pattuglie,dal signor Generale di Brigata a Monfalcone e chiesi di essere

aggregato ai suoi Granatieri che eroicamente cambattevano per la grandezza d'Italia.

Ammirò il mio coraggio,ma a giusta ragione non poteva assumere tale responsabilità se

non c'era un ordine superiore. Il comando dei RR. Carabinieri chiese telegraficamente ai

Carabinieri di Roma mie informazioni,esse furono ottime e così di nuovo fui mandato a

Cervignano in attesa di qualche disposizione superiore.


Ora mi rivolgo a S.A.R. e sapendo che la Casa Sabauda è stata sempre magnanima e

generosa,vengo a supplicarLa di aggregarmi a qualche corpo ed essere così lusingato

dalla speranza o di morir da eroe per la Patria o entrare fra i primi a Trieste.


EsprimendoLe la mia eterna riconoscenza"

di S.A.Reale dev.mo


Enrico Toti

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