Commemorazioni

                       

   il report della missione Siwa Depressione Qattara Marzo 2014

km tot 2548

Il ritrovo con parte dei partecipanti è a Malpensa verso le 7.30 del 20 e puntualmente ci troviamo tutti, vecchi e nuovi amici di ARIDO pronti alla nuova avventura che ci vedrà Impegnati nella lunga e difficile traversata W-E della depressione di Qattara e risalita dal fronte sud.

Questa volta porto con me mia figlia Francesca e alcuni colleghi di lavoro, per loro è la prima esperienza desertica, ma i veterani di numerose spedizioni saranno di valido supporto.

Poca gente al terminal Alitalia ci fa presagire che il volo sarà quasi vuoto.

Infatti, una volta imbarcati notiamo come l'A320 che ci porterà al Cairo è praticamente semivuoto.

 

 

 

In perfetto orario atterriamo al Cairo verso le 14.20 e ci accoglie un aeroporto deserto, ed in meno di 15 minuti abbiamo svolto tutte le formalità doganali.

Ci attendono gli amici di sempre, Samer, Sasha e gli altri, e  scambiato i saluti di rito, ci trasferiamo subito sui mezzi che ci porteranno nel deserto.

E' Giovedì pomeriggio e l'attraversamento del Cairo risulta lungo e denso di smog per l'esagerato traffico chiassoso del fine settimana.

Ci raggiunge l'altro mezzo con a bordo  Massimo e Stefano e formiamo la carovana di 4 fuoristrada che, imboccata la ring road, punte diretta verso il Fayoum.

Ore 17: sosta prenzo a base del piatto tipico chiamato coushary direttamente sul ciglio della strada.

Arriviamo al Fayoum verso le 18.30:

L'oasi con una superficie di 1.270 km² è la più grande delle oasi del deserto occidentale ed è irrigata con l'acqua proveniente dal Nilo tramite un canale, detto Bahr Yussef, che scorre in una depressione posta ad occidente della valle del Nilo. Il canale attraversa i siti archeologici di el-Lahun e Gurob, nonché la città di Fayyūm per poi terminare nel lago salmastro Birket Qarun che nei tempi antichi era di acqua dolce ed era noto come Lago Moeris, lago immenso che alcuni del gruppo, disorientati, credono sia il mar mediterraneo

Arriviamo all'albergo che risulta chiuso!

Passato il primo momento di panico, finalmente ci aprono e scopriamo un residence tutto per noi in tipico stile arabo con giardini e ruscelli.

 

Ci sistemiamo nelle camere, belle e dignitose ma l'acqua scarseggia ed è fredda!

Scaldabagni spenti.

Tutto si risolve e finalmente gustiamo una cena preparata dai nostri autisti a base di shorba riso cammello e banane.

Quattro chiacchiere per saldare il gruppo e stremati dalla giornata di trasferta crolliamo in un sonno ristoratore.

 

21.3

Alle 4.30 sono già sveglio, c'è luce e ne approfitto per scattare un po' di foto del bel panorama lacustre che ci circonda.

Colazione abbondante e pronti per le otto a muovere.

Immediatamente ci colpisce la scorta della polizia che è aumentata considerevolmente, e prima di poter imboccare la strada principale dobbiamo attendere il loro benestare; tutto a nostra garanzia ma la gente della oasi di fayoum è assolutamente serena e socievole.

Oggi siamo diretti al wadi hitan, la valle delle balene: una depressione all'interno della quale sono stati rinvenuti numerosissimi fossili di cetacei che appaiono adagiati al suolo come se una mano abile li avesse depositati, invece sono lì da milioni di anni, in un contesto paesaggistico di rara bellezza.

Percorriamo a piedi tutta la valle in salita, il vento mitiga la calura montante, e scattiamo centinaia di foto.

La assenza di vegetazione consente di leggere con maggior dettaglio il grande libro della geologia della terra e così appaiono in sequenza le stratificazioni geologiche di questa terra fantastica e unica al mondo, non nego commozione.

Il tempo stringe, ci aspettano almeno 350 kilometri per giungere in quello che ai nostri occhi sembra il paradiso incantato: il deserto bianco.

Facciamo una sosta intermedia alla oasi di Bahairija per salutare il nostro amico caro Ahmed e vedere il meraviglioso albergo che ha costruito e che ci ospiterà la sera del 22.

La strada per giungere e un lungo nastro rettilineo di asfalto monotono, numerosi check point, attraversiamo velocemente il deserto nero, ci fermeremo al ritorno, e verso il tramonto siamo nella magia del white desert, una serie sconfinata di alture bianche come la neve che il vento nei millenni ha eroso in forme antropomorfe o animalesche, sembra tutto incantato e magico, manca il fiato dalla emozione.

Stanchi ma felici attendiamo che venga allestito il campo per la notte in puro stile beduino ed intanto perlustriamo i dintorni gustandoci la magia del tramonto fra i pinnacoli candidi.

Il gruppo si sta saldando sempre di più e ci si lascia andare a battute scherzose e ironiche in attesa della cena a base di pollo alla brace, i beduini hanno acceso il fuoco, e verdure cotte.

La grande tenda che ospita la tavola sarà poi la nostra camera da letto e già si discute su deve dormire accanto ai russatori.

Il cielo ormai, privo di luna, rappresenta una miriade di stelle e costellazioni, Orione, il granchio il carro, le pleiadi e poi la via lattea come non la avevo mai vista: sconfinata e lucente.

 

Solo con la luce delle stelle si può vedere benissimo e all'improvviso ci viene a fare visita il fennec, la volpe del deserto che viene a mangiare i nostri avanzi e portarli alla sua tana.

Tante emozioni e sensazioni in così poco tempo mi frastornano disorientano ma il pensiero vola già a quando tornerò.

Tutti a letto, fatichiamo a prendere sonno, barzellette battute spiritose e crisi di riso annullano le differenze di età fra noi  e come per incanto ci sentiamo tutti coetanei.... Poi il sonno appiana tutto e si prende cura di noi fino all'alba.

Saranno circa le quattro e apro gli occhi colpita dalla luce che entra nella tenda: un faro? No e la luna che è salita e illumina a giorno il terreno che appare con dei profili inquietanti e tenebrosi, sono le ombre dei pinnacoli antropomorfi.

 

 

 

22.03

Il sole sorge alle 6.30 e colora di rosso tutto il panorama.

Fa freddo, ma in breve i raggi scaldano e ammiriamo in tutta la sua magnificenza il deserto bianco.

La colazione e pronta, te caffè pane formaggio uova marmellata.

Alle 7 .30 siamo pronti a partire per la passeggiata mattutina, nel frattempo le guide smonteranno il campo e ci raggiungeranno.

Camminare e il modo migliore per ammirare le meraviglie del luogo, il terreno e cosparso di fossili di ogni tipo, ostriche, vongole e coralli .

Infatti questo luogo era un fondo marino che si è prosciugato ed il sale si è concentrato e ha creato enormi depositi di gesso candido che erodendosi per l'azione del vento e della escursione termica li ha modellati in miriadi di forme come le vediamo adesso.

Il corallo fossile e diventato nero a seguito dei depositi di manganese che si sono applicati e fa un contrasto meraviglioso con il bianco del contorno.

Percorsi alcuni km le jeep ci raggiungono e dirigiamo alla volta di un luogo unico, una sorgente con palme e una piccola necropoli con i corpi mummificati degli antichi abitanti: ain srew.

 

La pista e difficile e ci vuole tutta la abilità dei nostri autisti per procedere in sicurezza.

Dopo circa due ore di marcia ci si para davanti un muro costituito da un cordone di dune altissimo e apparentemente invalicabile: infatti ci vuole del bello e del buono per poterle superare, ma la abilità delle guide ha il sopravvento  e riusciamo con numerosi tentativi a valicare e proseguire il percorso.

Imbocchiamo la pista principale e giungiamo alla cristal mountain. Un enorme geode ripieno di lucenti cristalli di calcite che risplendono al sole.

Entriamo nel deserto nero e ci fermiamo per fare le foto, montagne nere come il carbone fanno stridente contrasto con la sabbia gialla, molto suggestivo e di forte impatto ma privo della magia del deserto bianco.

Nel pomeriggio giungiamo di nuovo a bahairija e ci sistemiamo nel lodge di Ahmed ove ci attende un pasto squisito e una doccia calda.

 

 

 

 

 

Rifocillati e puliti riprendiamo la jeep per fare una scappata al castello inglese, una costruzione dei primi del 900 sulla sommità di una altura che domina a 360 la depressione del la oasi.

 

Basta, per oggi troppe emozioni, rientriamo in albergo e ci lasciamo coccolare dal tramonto incipiente e dalla accoglienza di Ahmed e sua moglie.

Dopo una cena abbondantemente base  di prodotti locali,  ci dirigiamo a downtown per visitare la parte vecchia della oasi, acquisto di cartine geografiche e datteri e poi rientro in albergo.

 

La sera si conclude nel patio della camera con grappa e chiacchiere, ma il sonno incipiente ha il sopravvento e ci abbandoniamo ad un sonno ristoratore.

 

 

 

23.03

 

Sveglia alle 6.30, per fortuna silvana ci chiama, altrimenti saremmo andati di lungo a dormire; preparati i bagagli li portiamo nella hall e  ci avviciniamo al tavolo per la abbondante colazione che ci hanno preparato.

Ore otto partenza; imbarchiamo la scorta e Ahmed e sua moglie e via verso Siwa.

Giornata di trasferta, con panorami mozzafiato e una ventina di posti di blocco dell'esercito egiziano armato di tutto punto, e ogni volta solita formalità documentale, ma nessun problema e proseguiamo verso Setra, una piccola oasi disabitata,

Quasi ora di pranzo e lasciamo la strada principale per addentrarci in una depressione meravigliosa, montagne bianche spaccate dagli elementi atmosferici palme sabbia fine fino ad arrivare ad El Arag una gola con scavate alle pareti numerose tombe rupestri di epoca romana.

Il terreno circostante e cosparso di ossa umane, a centinaia, si riconoscono femori tibie mandibole e tznto altro, dalla analisi risultano essere sia vecchi che bambini.

Sono i resti delle depredazioni succedutesi nei secoli allo scopo di cercare nelle tombe e nelle mummie oggetti preziosi. Il luogo toglie il fiato ore la bellezza e ricchezza.

 

Consumiamo un pasto squisito a base di coushary e te alla menta.

Tutti sono esterrefatti dalla meraviglia dei luoghi che stiamo visitando e il sacrificio delle lunghe trasferte è sempre ripagato.

Riprendiamo la marcia e nel tardo pomeriggio raggiungiamo siwa e la sorgente di abu shrouf dove Daniele e Samer fanno un bagno ristoratore.

 

 

 

Siwa appare nella sua bellezza macchiata dalla quantità di discariche a cielo aperto e dalla immondizia sparsa per le strade, purtroppo qua e così.

Ci sistemiamo in un bell'albergo tipo villaggio in tipico stile locale con camere ampie e pulite,

E un bel giardino fiorito.

Doccia cena e giro per downtown .. Siwa pur avendo un centro piccolo e sempre caotica e polverosa, carretti trainati da asinelli magrissimi, moto. Variopinte auto di improbabile fattura girano chiassosamente senza una apparente metà.

Ci fermiamo ad un bazar per fare qualche acquisto contrattando sul prezzo più per divertimento che per reale necessità e spuntiamo qualche buon affare ed al termine della trattativa il graditissimo te come solo i locali sanno preparare.

 

 

 

Km tot 450

 

24.3

 

Oggi giornata dedicata alla visita della oasi di siwa.

Dopo una abbondante colazione prendiamo le jeep e ci dirigiamo in centro oasi, il secondo gruppo formato da Matteo Stefano Silvia e Riccardo invece si dirigono verso il nord alla ricerca di alcune trincee dei soldati italiani presenti a siwa durante la seconda guerra mondiale.

Visitiamo la città di sale shali, costruita nel 1100 con fango sale e ossa e che a seguito di un diluvio nel 1920 si è sciolta e da allora abbandonata: esempio di città fortificata .

La vista che si gode dalla sua sommità e bellissima e spazia su tutta la oasi che appare grandissima.

Un po' di shopping nei negozietti e ci divertiamo in lunghe contrattazioni, acquistiamo alcuni oggetti antichi per cifre irrisorie.

Visitiamo gebel el mawta ovvero la città dei morti: una necropoli di epoca tolemaica rupestre che occupa una intera collina .

Durante la campagna d'Africa, il reggimento GG.FF. venne dislocato in questa oasi, e la collina dei morti divenne ospedale da campo: infatti nelle trincee intorno si trovano ancora reperti interessanti, fiale di farmaci bossoli manufatti vari .

 

La visita prosegue poi verso il tempio di Giove Ammone ove Alessandro si recò per ricevere la profezia  sulla sua origine divina.

E poi finalmente ai bagni di Cleopatra: una sorgente termale trasparentissima ove ci concediamo un lungo bagno ristoratore e drink a base di mango.

Alle 14 siamo al ristorante immerso in un palmeto

Pomeriggio dedicato al gran mare di sabbia a scorrazzare fra le dune altissime con sosta finale in un campo beduino ove balliamo al ritmo di musiche beduine e gustiamo uno squisito te alla menta.

 

Serata a shali

 

25.03

 

Dopo una nottata ristoratrice e una abbondante colazione, partiamo alla volta della depressione e dell'oasi di Qara.

Usciti da Siwa imbocchiamo la strada per Matruh per raggiungere il bivio di bir el Nuss e deviare verso qara ma dopo poco la polizia di impedisce di passare deviandoci per la pista che passa da kifira: si allungheranno i tempi in quanto è tutta sterrata e la depressione e notoriamente impegnativa.

Dopo poco però ci fanno deviare ulteriormente mentre il poliziotto di scorta deve rientrare a siwa per nuove disposizioni: sarà l'inizio di un labirinto che durerà fino a sera.

Infatti dopo poco sparisce la pista e ci troviamo sulla sommità di un plateau pietroso con passaggi ripidissimi oltre i 45 gradi e che affrontati non ci portano a niente.

 

Comincia a serpeggiare la tensione alimentata anche dalla stanchezza incipiente e non troviamo una via di uscita: abbiamo di fronte a noi in vista la oasi di qara ma il dislivello e superiore a trecento metri e quindi impraticabile.

Fortunatamente il mio gps individua un wp a tre km di distanza e tentiamo questa ultima possibilità con esito positivo, riusciamo a scendere dal plateau imboccare la pista e raggiungere qara al tramonto ove ci accoglie il mahadi e alcuni abitanti nella sua casa .

 

 

 

la traccia del difficilissimo percorso che abbiamo dovuto affrontare per raggiungere Qara a seguito dei blocchi imposti dall'esercito egiziano a seguito degli scontri violenti accaduti nei pressi della nostra zona fra   le truppe egiziane e contrabbandieri che trasportavano armi

 

Portiamo coperte scarpe oggetti di prima necessità e matite penne colori fogli di carta.

Prendiamo un te e ci congediamo dirigendoci al campo per la notte.

La stanchezza e tale che dopo cena ci addormentiamo subito.

 

 

26.03

 

La notte ha ristorato tutti dalla fatica della giornata trascorsa, sveglia all'alba e colazione abbondante.

Le notti sono fredde ma non come si prevedeva, e non siamo mai scesi sotto i dieci gradi.

Nella tenda grande ancora dormono tutti, nelle singole si sente russare e il cielo si sta tingendo dei colori dell'alba congedando un cielo stellato che difficilmente si dimentica.

Mentre le guide smontano il campo raggiungiamo a piedi qara e giriamo per l'abitato, e possiamo constatare come il tempo si sia fermato: non esistono auto, solo carretti trainati da asinelli, i bambini stanno andando ai campi con i loro padri a lavorare, le donne curiosamente escono dalle loro misere case e ci guardano incuriosite accennando un saluto.

Stefano trova una tanica tedesca lasciata qui dal tempo dela guera e contratta l'acquisto per venti lire.

Ci raggiungono le jeep e riformiamo la carovana.

Dobbiamo attraversare la depressione e sarà un percorso difficile tortuoso e che ci porterà a meno 130 metri dal livello del mare.

Qui e veramente un luogo inospitale, rare acacie spinose millenarie si stagliano su un orizzonte piatto e monotono. Tutto piatto a perdita d'occhio, bianco accecante senza un rilievo.

Percorriamo trecento km circa, attraversiamo la sebka, tocchiamo le sabbie mobili che in questa stagione sono meno estese del solito , ampie croste di sale spesso alcuni cm si increspano come onde di un mare pietrificato sembra un luogo infernale.

A causa dei ritardi accumulati dobbiamo tagliare moghra non abbiamo tempo, e pian pianino risalendo i vari dislivelli giungiamo ai ciglioni della depressione che superiamo a Naqb El khadim.

Il passo è irriconoscibile, sventrato dai bulldozer del petrolio e la pista rossa che risaliva dalla depressione nonché le postazioni italiane a presidio sono sparite: e il preludio a una grande delusione, il fronte stravolto dai pozzi petroliferi.

Notte a quaret El khadim luogo tristemente noto per gli episodi della battaglia di Alamein, ove la Pavia si unì alla folgore in ritirata.

27.03

Il. Mattino alle cinque alcuni partono per esplorare una altura nei pressi, il gebel sanhur.

Questo grande plateau si staglia sulla piana per alcune centinaia di metri, la sommità e costeggiata da postazioni ancora intatte ma quello che scopriamo e che alla base lato nord, nascosto da una insenatura si trova un villaggio costruito dai nostri soldati formato da depositi, postazioni che si alzano fino a mezza costa, intersecato da sentieri nascosti e ripidissimi sembra un villaggio indiano: dai primi dati sembra essere il comando e depisiti della "Pavia".

Scendiamo pe esplorare e troviamo resti della guerra, proiettili scatolame indumenti come pantaloni camicie insanguinate e tanto altro.

Sono già le otto e le jeep vengono a prenderci per la visita al fronte sud: la più grande delusione, il fronte devastato dai pozzi e campi petroliferi, nuove poste di servizio si sovrappongono alle vecchie e himeimat, Rala e altri storici luoghi sono martoriati e quasi irriconoscibile .

Le targhe che avevamo messo a ricordo dei nostri padri sono sparite come pure molte di quelle del parco storico di Alamein: qui portano via tutto e l' impegno profuso sia in denaro che in lavoro non è servito a nulla .

la targa posta nel 2012 al qaret el khadim

ora della targa non resta nulla

Nuovi pozzi sorgono nuove strade collegano e i luoghi storici tornano ad essere punti anonimi di riferimento per le compagnie.

quello che resta di alcuni cippi del parco storico

Non mi dilungo oltre perché la delusione è tanta, anche l'ospedale di quaret el abd è sempre più desolante, per cui risaliamo velocemente verso Alamein.

Ci rimane la consolazione di aver visto ma soprattutto mappato tutto il territorio quando ancora era integro, quando i luoghi erano come allora e quando le piste erano quelle degli anni 40.

L'imponente database creato da ARIDO ed il GIS di Alamein rimarranno a testimonianza futura di avvenimenti e luoghi che lo sviluppo petrolifero sta progressivamente ma inesorabilmente cancellando.

 

 

Ringrazio tutti i partecipanti a questa meravigliosa avventura ricca di sorprese scoperte, ma anche delusioni per il degrado che sta subendo il nostro fronte.

Il comando della Pavia che è stato scoperto durante questa spedizione sarà oggetto di pubblicazione dedicata.

 

 

 

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