Nuovi capitoli in "Le mille e una favola" e "Alla ricerca dei relitti perduti"

DOCUMENTI E TESTIMONIANZE

n queste pagine sono raccolti e si raccoglieranno documenti e testimonianze, sia di attualità che storici, relativi alle battaglie che si combatterono a nord di Qattara; sia di memorie, con i racconti degli uomini che vi parteciparono; sia polemici, con ricerca e analisi di come vennero presentati i fatti; sia di carattere documentale, con bibliografie e quant'altro si ritiene possa essere di interesse per il lettore. Queste pagine verranno aggiornate e aumentate man mano che ve ne sarà l'occasione e il tempo, e naturalmente la collaborazione alla loro compilazione è aperta a tutti i lettori.

         

Dai diari di Tano Pinna, di Umago d’Istria

art. parac. della 3^, poi 2^ btr. \ I° Gruppo

 

 

L’ATTACCO

Parte prima

 

 

I giorni che precedettero e videro l’attacco del 23 ottobre 1942

 

 

19 ottobre, sera.

Dalla 22^ arriva una telefonata: è morto Zurru. Come tutte le sere era uscito dalla buca per andare dagli amici isolani. L’artiglieria inglese a quell’ora non aveva mai sparato. Quattro colpi in rapida successione colpiscono il terreno attorno alla piazzola. Una scheggia rasente al terreno gli ha amputato il piede sinistro. Prima di essere portato via ha perso molto sangue. E’ stato caricato sul camion della spesa. E’ morto lungo il percorso.

Quella scarica, a quella ora e tanto precisa, non era nella norma …seguita fino ad oggi dalle batterie nemiche. Sono in allarme?

20 ottobre.

Il sten Tabelli è stato al comando del Raggruppamento, dove c’è il Comando Gruppo. Al ritorno, tra l’altro, si parla dello schieramento della Folgore, accenna uno schizzo su un foglio di carta, dal mare alla Depressione.

Finalmente la Folgore ha il suo fronte, di circa 15 chilometri, da Deir Alinda a Himeimat, secondo una linea di capisaldi formati da una linea di sicurezza ed una zona di resistenza.

La linea di sicurezza è formata in ordine dalle seguenti compagnie; 11^\IV°, 22^\VIII°, 6^\II°, 19^\VII°, 16^\VI° e 14^\V°. Sono poste sul retro di fasce minate, ed anche alle loro spalle si estende una zona minata.

Tra noi ed il IV° Btg. c’è un vasto campo minato, noto come “la sacca minata”, lungo tre chilometri e largo uno.

Le nostre batterie sono così distribuite: 3^, 5^ e 6^, con 12 pz. sono nella zona di El Munassib; 1^ e 2^, con 8 pz. a q. 105, nel Raggruppamento Ruspoli; la 4^ con 4 pz ad Himeimat.

Le compagnie della linea di resistenza sono invece, da nord a sud: la 4^  e la 5^ del II° Btg., la 10^ e la 12^ del IV° Btg, la 25^, la 26^, e la 27^ del IX° Btg che occupano la zona nord del fronte, mentre al centro sono spiegate la 24^ dell’VIII° Btg, la 20^ e la 21^ del VII°Btg.

A sud invece ci sono la 17^ e la 18^ del VI° Btg, la 13^ e la 15^ del V° Btg.

Il Comando Gruppo è dietro la 20^ dove è anche il C.do del Raggr. Ruspoli.

Il Comando di Divisione è distante da qui circa 10 chilometri.

Il mio pezzo è ai bordi della sacca minata, in posizione avanzata, vicino c’e una postazione di mitragliatrice pesante per la nostra protezione ravvicinata.

In effetti siamo un caposaldo isolato, però anche i plotoni non sono su una linea continua, ma formano capisaldi isolati, sistemati ai fini di una azione reciproca offensiva e difensiva.

Il sten Tabelli è a 200 mt da noi con il pezzo di Maghet.

Alle spalle c’è il Comando della 24^.

Si sente nell’aria la vigilia di un attacco.

Di notte dalla linea nemica arrivano tanti rumori di mezzi meccanizzati in movimento, durante il giorno ogni nostro movimento fuori dalle buche viene bloccato da salve di batterie nemiche.

Durante la notte cerchiamo di fare più buche, camminamenti, riservette per le munizioni.

Il problema è come mascherare il tutto, non abbiamo nulla da mettere sopra gli scavi, le buche si coprono con teli da tenda, coperte.

Il lavoro è lungo per mancanza di picconi, di pale, di sacchetti, al comando non ne hanno, si devono cercare in vecchie postazioni abbandonate, ci raccomandiamo agli autieri.

Si chiedono più munizioni, ci sembrano pochi i colpi a disposizione, ci dicono che sono sufficienti, in caso di necessità arriveranno dal comando di raggruppamento.

Ma se è vero che il nemico si appresta ad attaccare, per quanto tempo ci basteranno i colpi della riservetta?

Avranno movimenti facili i camion dei rifornimenti?

Se ritarderanno o falliranno?

Anche Tabelli la pensa come noi, Iop smoccola.

Le disposizioni sono tassative: sparare solo a colpo sicuro.

Certo, ma non siamo mica a Furbara?

I carri non sono come quelli di Furbara, e come dicono, le granate sono …chiacchierate! I carri inglesi hanno il muso duro.

Scovoliamo continuamente la canna del pezzo: è lucente!

Di giorno domina il silenzio, domina il sole, domina l’infinito, domina l’ansia.

Nella piazzola, oltre ai serventi di guardia, c’è sempre chi con il binocolo osserva la piana.

A 40° Nord Est, alla distanza di circa 3 chilometri, si nota un palo, non deve essere fisso: sarà un falso scopo o un osservatorio?

Le nostre batterie non lo cercano, non vogliono scoprirsi?

Nelle buche si cerca un po’ di riposo, c’è chi passa il tempo giocando, chi rilegge la corrispondenza, Iop si guarda in fotografia la giovane moglie.

Nessuno parla di politica, brontolamenti non mancano, ma sono costruttivi, giusti.

Non si brontola per il caldo, né per le mosche, né per i viveri, né per l’acqua, limitata e salmastra, non ci si lamenta per la diarrea, che è veramente diabolica, vogliamo solo più munizioni.

La piana sotto il sole sembra un mare bianco, muto, ma nasconde in realtà armi ed armati, in attesa di un ordine, cento e cento occhi scrutano, osservano.

L’attacco si svilupperà su tutta la linea o colpirà solo un settore? Attaccare e sfondare la linea della Folgore significa tagliare fuori tutta la linea, fino al mare.

Questo lo sappiamo, perciò chiediamo più munizioni.

Qualche rumore lontano, una piccola ombra che corre, seguita da una alta e lunga scia di polvere. Le nostre artiglierie non sparano. Il camionista inglese corre indisturbato.

 

Non così per il nostro autiere: viene subito inquadrato da una batteria nemica e tallonato nella sua corsa disperata.

Ogni batteria nemica deve avere dati precisi per battere con tanta precisione i caposaldi: ciò potrebbe spiegare un loro prossimo attacco.

Ci aspettano giornate dure, difficili.

Un duro e preciso cannoneggiamento dei caposaldi significa distruggere ogni difesa e spianare la strada ai carri armati ed alla fanteria.

Possiamo sperare nel fuoco di controbatteria, ma, davanti ai carri avanzanti, al fuoco delle batterie nemiche, al sicuro impiego dell’aviazione, cosa potremo fare noi, piccoli gnomi come siamo?

Ci potrà essere solo una resistenza al di là dell’umano, ma quanto potrà durare?

L’avanzata di giugno ci fa sperare, l’attacco di agosto ci fa temere.

Noi non molleremo, da qui non passeranno!

 

 

21 ottobre.

Da informazioni trapelate e da Radio fante il nemico dovrebbe attaccare forse già da oggi, in congiunzione con il plenilunio.

Ci siamo quindi.

Davanti al VII° Btg. mentre disponevano, come tutte le notti, le mine, tre ragazzi della minatori sono morti.

Gli uomini ai pezzi qui alla 24^ sono:

Capo pezzo serg. Cagliani, Missiora, Pinna, Querin, Gentili, Iop, De Rosa,  Fabbro.

Capo pezzo serg. Maghet, Cocco, Mimmo, Bezzo, Moro, Mocciola, Tupputi, Bianchini.

Capo pezzo serg.magg. Gratis, Franzoni, Flamini, Stagnani, Fragalà, Di Cecca, Laddomata, Canavese.

Alla 22^ ci sono il sten Provini ed il sten De Palma, giunto con i complementi.

Capo pezzo serg. Pellegrino, serg. Giusto, Zimei, Fantozzi, Serafinelli, Panella, De Fabritis, Livieri, Brugnatti, Bini.

Capo pezzo serg. Magg. Pirlone, Baggio, Penna, Chizzali, Briosci, Leccese, Zago, Pagano, Lori, de Zorzi.

Ciullo è passato alla I^ Btr, ed è con il sten Alessandrini alla 6^\II°.

Carnevale è all’ospedale, anche Mentessi e Stagnani sono stati ricoverati.

 

 

23 ottobre.

E’ da tre giorni che attendiamo l’attacco, perché non ci illudiamo, attaccheranno. Durante il giorno chi è libero dal servizio al pezzo cerca di riposare, come può, naturalmente.

Il fronte è tanto calmo, immoto, sembra un regno di morti.

Quasi schiacciati da tanta immobilità, attendiamo con ansia la sera, per muoverci e per godere un po’ di fresco al tramonto.

Il sole è ora tramontato alla nostra sinistra, il cielo, da rosso fuoco, si è stemperato con la sera che avanza, mentre pallide spuntano le stelle.

Più nero si fa il cielo, più stelle trapuntano la calotta.

La luna sale, goffa e pallida, c’è amica, mentre il deserto buio è cattivo, sembra un mostro invisibile pronto a ghermirci con la sua zampata mortale.

Luna piena, sarà quella che aspettano gli inglesi?

Non ci sei amica, allora, illuminerai il loro attacco, ci aiuterai a difenderci?

Siamo tutti fuori dalle buche, ci si sgranchisce le gambe, si parla, si attende il camion della spesa viveri.

Con i viveri dovrebbero arrivare le altre munizioni promesse, la posta, attesa da tutti.

Iop, Querin e Fabbro stendono una copertina da campo e si preparano a giocare a carte …grazie alla luna.

Arriva il camion con la solita minestra brodosa, il pane duro con muffa, un pezzetto di carne di capra maleodorante, il caffè, l’acqua, la posta.

Ci sono tre cassette di munizioni.

Gentili è allegro, riceve una lettera da casa.

Il rancio, semifreddo, si consuma in pochi minuti.

Si riformano i gruppetti, Iop e amici riprendono il gioco, io, Tabelli ed un sergente della 24^ parliamo di musica.

Il camion riparte verso la 22^.

Passa una  mezz’ora.

Ad un tratto su tutta la linea fitte vampe di fuoco di artiglieria squarciano il buio del deserto.

Arriva poi il boato degli spari, un tuono immenso, che rompe il silenzio del deserto.

Rotoliamo nelle buche. Al pezzo, ognuno al proprio posto.

Piombano le granate, precise su tutta la linea del caposaldo.

Tabelli guarda l’orologio: sono le 20,45.

Raggiunge di corsa la sua buca vicino al pezzo di Maghet.

In un primo tempo tutti cercano di ripararsi in qualche modo, ma c’è un riparo sotto questo grandinare di granate, sotto questa pioggia di schegge?

Possiamo difenderci cercando riparo?

Dopo qualche minuto di umano stordimento e di paura, da ogni riparo emerge una testa sotto l’elmetto, due occhi scrutano la linea del fuoco nemico.

Le batterie inglesi battono il caposaldo, i colpi non vanno oltre i venti metri dai suoi contorni.

Dalle vampate si possono calcolare le bocche da fuoco in azione, lo dirà poi Tabelli, dovrebbero essere due pezzi ogni cento metri.

Battono insistentemente sia il nostro caposaldo che la 22^; a sinistra, verso El Munassib, sulla destra, verso la 6^ ed il VII°: tutto il fronte è investito dal fuoco nemico.

Preparano la strada ai carri ed alla fanteria?

Vogliono prima demolire ogni nostra difesa?

Il bombardamento dura fino alle 22,00, poi cessa, dopo un ora ed un quarto di fuoco continuo, come d’incanto, ma riprende dopo dieci minuti, furioso come prima, sempre con la stessa intensità, fino alle due, per quattro ore di fila.

Osservando il fronte nemico notiamo un particolare inspiegabile: nella notte si accendono dei riflettori, che lanciano fasci di luce non verso il cielo, ma sul terreno, paralleli al terreno.

 

 

 

L’ATTACCO

Il 24 ottobre

 

Nella notte noi non abbiamo avuto perdite, la 24^ lamenta tre morti e qualche ferito

Le batterie nemiche hanno sparato in continuazione, erano cortine di granate che rastrellavano il terreno. Ogni ora una pausa di dieci minuti, poi ricominciava il rosario, con il tiro spostato in avanti.

Alle quattro i tiri sono più intensi, appena si fa l’alba notiamo distese di dense cortine di nebbiogeni, sia verso la 22^ che oltre la sacca minata, al IV°, il nemico avanza di certo con carri e fanteria.

Nella notte non siamo stati fermi, abbiamo lavorato con pale e picconi anche soto il cannoneggiamento, tanto…

La 24^ è disposta fronte nord, lungo il limite della sacca minata, quindi con una linea che core da est ad ovest. Prosegue la 22^, alla sua destra, poi devia la sua linea, quasi ad angolo retto, facendo così fronte ad est.

Sulla sinistra della 22^ c’è il serg. Pellegrino con il suo pezzo, poi al centro una mitragliera pesante, alla destra c’è il serg. magg, Pirlone con l’altro pezzo.

Qui, alla 24^ noi siamo sulla sinistra, al centro la solita mitragliatrice pesante, a destra il serg. Maghet con l’altro pezzo.

Tutti i pezzi sono in posizione avanzata rispetto agli altri centri di fuoco.

Ma sia la 22^ che la 24^ si trovano sulla linea di fuoco del nemico, variando di poco l’alzo il nemico avrebbe arato letteralmente tutto il caposaldo, infilando buche, piazzole, riservette.

Per questo abbiamo lavorato tutta la notte, abbiamo scavato fossati a 90° rispetto a quelli esistenti.

Sul caposaldo i colpi si fanno più radi, disordinati, direi, però c’è stata una variazione del bersaglio: sibilano le granate sulla nostra testa, vanno dietro di noi, gli inglesi hanno allungato il tiro verso le batterie da ’90.

Restiamo sempre incollati nei ripari. Verso la 22^ il fuoco è però ancora intenso.

Ora sparano alcune batterie alle nostre spalle, sono i nostri, rispondono al fuoco nemico, tiri di controbatteria.

Arriva di corsa un soldato tedesco, si tuffa in una buca vicino alla mia.

Incuriosito salto fuori dalla piazzola e mi butto nella buca del tedesco: “Perché non sparano di più le nostre artiglierie?” gli dico quasi con rabbia…quasi fosse lui il  responsabile!

“Noi sparare a bersaglio sicuro, non possibile buttare munizioni come inglesi!”.

E’ una risposta saggia, però …

“Dove vai” gli chiedo.

“All’osservatorio”.

Si alza, attende un momento, poi scatta fuori dalla buca e corre, verso l’osservatorio, .….che è nel settore del VII°!

Porterà a compimento il suo compito?  Che il tuo Dio ti protegga, camerata.

Si alza il sole, è giorno, così aiuterà la Morte a scegliere le sue prede.

Voglio vedere quello che è successo alla 22^, gli amici mi dicono di non espormi, le schegge arrivano ancora e tranciano inesorabili.

Osservo con il binocolo, davanti alla 22^ ci sono molti carri e, più dietro, altri carri e camion.

Da quanto tempo la postazione di Provini è attaccata?

Più a destra c’è una grande baraonda, però lungo tutta la linea si vedono qua e là alte fumate nere, segno evidente di carri o camion colpiti ed incendiati.

Siano stati i nostri cannoncini anticarro o le artiglierie alle nostre spalle, il fatto è che i mezzi nemici sono in fiamme, e, dalle fumate, si direbbero che non sono pochi.

Non hanno passato, non hanno sfondato.

Missiora mi dice di guardare a sinistra.

Un carro è entrato nel campo mimato e viene verso di noi. Osservo meglio, perché è strano il suo avanzare. Si muove lentamente e nella parte anteriore deve avere qualcosa che fa saltare le mine. Missiora lo segue nell’oculare.

Il pezzo è naturalmente sempre carico e pronto a far fuoco.

E’ troppo lontano, oltre i 400 metri, poi gira a sinistra, vuole aggirarci?

E’ un bestione, dico a Missiora di tenerlo sotto tiro. Ora spara contro la 22^, ci mostra il fianco, sfilando lungo il margine della sacca minata.

Ecco! Cambia direzione, punta su di noi, sarà ora a 200 metri.

“Ci siamo Missiora, sei pronto?”, alza la mano, è un segno affermativo.

“Fuoco!”

Maledizione! i colpi slittano sulle piastre d’acciaio, osservo e rilevo il brandeggiare del pezzo che viene puntato su di noi. Sparano, ma i colpi sono lunghi, ci sparano anche con la mitragliera, e noi spariamo a ripetizione.

Brutta bestia, non ci fai paura!

Colpito!, un cingolo si sfascia, il carro si ferma, non spara più.

 

Escono gli uomini dal carro, cercano di scappare, allora carichiamo il pezzo con le ordinarie: “Fuoco!”.

Gli uomini corrono verso est, spariamo ancora qualche colpo, ma non insistiamo, importante è che il caro sia bloccato..

Abbiamo fermato un carro, ci sentiamo più spavaldi, allegri, le granate che ci cadono intorno non ci fanno più paura, quasi non ce ne accorgiamo.

Osservo Cagliani, ha gli occhi sbarrati, lucenti, mi chiama, indica la mia buca: è letteralmente sparita, anche quella di Gentili è stata centrata.

Ringrazio il Cielo, se fossi stato dentro quale sarebbe il pezzo più grande di me?

Davanti alla 22^ conto ora una trentina di fumate nere che indicano altrettanti mezzi nemici in fiamme.

Contro la 22^ sparano ancora, significa che esistono ancora e che si difendono.

Ora su di noi i colpi cadono più radi.

Su tutta la linea di sicurezza, dalla 6^ cp. al VII° btg., c’è un gran movimento di carri e di uomini. Per quanto tempo ancora sarà possibile una resistenza da parte di quei ragazzi?

Da ieri notte sono sotto un inferno di fuoco.

Ad un tratto Missiora mi chiama e m’indica un gruppo di uomini che dovrebbero venire dalla 22^.

Prendo il binocolo, sono dieci uomini che si muovono a fatica, di tanto in tanto si buttano a terra, seguiti e preceduti da granate.

In un primo momento non riconosco nessuno, poi più vicini, con il binocolo…sono Penna, Livieri, Leccese, Serafinelli.

Da come avanzano sono seriamente feriti …e gli altri?

Che cosa aspetto?

Passo il binocolo a Missiora, salto fuori, corro loro incontro…non sento il fruscio delle schegge, lo scoppio delle granate, corro….corro senza fermarmi, coscientemente.

Livieri si tiene il braccio, Leccese non mi sembra ferito, Serafinelli zoppica trascinando una gamba, corro incontro a Nino Penna che è ferito alla testa, al braccio ed ha una brutta ferita alla spalla.

Ci abbracciamo, tutti hanno gli occhi lucidi, Leccese ha uno sguardo smarrito.

Cerco di sorreggere Penna e Serafinelli, chiedo: “Toni, e gli altri?”

“Xe morti, feridi xe restai in pochi…ma no i pol caminar, Leccese, povero, el xe deventà mato”

Faccio fatica a camminare, devo trascinarli.

Con i nostri ci sono altri quattro della 22^, sono feriti, ma due sono andati avanti per conto loro.

“Toni – gli dico – i te manderà in ospedal, forse te tornerà in Italia, quando te pol scrivi a casa mia....”.

Devo trascinarli fino alla pista, poi si vedrà. Nessuno ci viene in aiuto, Cagliani mi richiama, non lo sento, continuo….

Ancora piovono granate, seppure più rade.

Saluto tutti ed abbraccio Penna, che mi guarda con due occhi stanchi, mi dice sussurrando “Tegnè duro…”.

Ritorno alla piazzola con l’animo sconvolto…non possono essere tutti morti se ancora c’è qualcuno che combatte.

Se i carri si accaniscono contro la posizione non sono certamente le mitragliatrici a fermare i carri, c’è ancora qualche pezzo che spara, ma quanti uomini sono al pezzo?

Quante munizioni avranno dopo un così lungo combattimento?

Ora spetta a noi la difesa, ma gli inglesi si faranno sotto?

Arriva una staffetta, cerca Tabelli.

Porta una notizia tanto strana, dobbiamo lasciare la postazione, dovrebbero arrivare i fanti della Pavia. L’ordine è di preparare il pezzo e di raccogliere tutte le munizioni.

Tiriamo subito fuori il pezzo dalla piazzola.

Meno male che ora l’artiglieria nemica si …riposa!

Un telefonista del comando battaglione arriva da Tabelli.

Alt, contro ordine, rimettere il pezzo nella piazzola.

Annuncia l’arrivo di carri tedeschi, dovrebbero arrivare verso le 17.00, ora sono le 16.00.

Perché mandano dei carri tedeschi?

Vengono per attaccare o come …artiglieria mobile?

Arrivano verso le 18.00. Un carro si ferma alla nostra destra, altri continuano la strada, vanno verso il centro del settore …carri nemici si sono infiltrati nel caposaldo del VII°.

L’arrivo dei carri ci rianima: “Folgore! Viva l’Italia!”.

Ricomincia il cannoneggiamento del nemico, rabbioso, massiccio.

I carri si spostano per non fare da bersaglio.

Dopo un po’ cessa il cannoneggiamento sul nostro settore, è invece furioso verso il VII°.

Da parte nostra nessuna perdita, tre feriti invece alla 24^.

“Guardate a destra, c’è qualcuno in arrivo” dice  Iop.

Sono gli uomini di Gratis.

Arrivano a sbalzi, rincorsi dai colpi dell’88. Spreconi d’inglesi!

Gratis è ferito, ha un largo squarcio al fianco sinistro, non c’è modo di fermare l’emorragia. Quando più tardi arriva il camion del comando gruppo, viene caricato, ma è quasi moribondo.

Gli altri, Franzoni, Flamini, Fragalà, Laddomata, Canavese, Di Cecca, si fermano alla sezione.

Con il camion arrivano le novità. Della 22^ si sono salvati i nostri quattro e sei della compagnia, della 6^ sembra che si siano salvati solo sei uomini. Gli altri sono morti o sono prigionieri.

Gli uomini dei camion scaricano i viveri che dovevano essere distribuiti a quattro sezioni: è rimasta la nostra! Ventiquattro uomini su una forza, del giorno prima, di ottantacinque!

Chi ha voglia di mangiare?

Nessuno prende la minestra, prendiamo tutta l’acqua, tutto il caffè, un po’ di pane.

Siamo sfibrati, fisicamente e moralmente.

Ora, se non si provvede a mandare qualche compagnia al posto di quelle che si sono sacrificate, noi siamo gli unici a dover tenere un fronte talmente ampio che un attacco di carri potrebbe essere fermato in alcun modo, anche perché tra il nostro caposaldo ed il VII° c’è un corridoio indifeso di oltre un chilometro.

Il sten Nicoletti dell’VIII° è sicuro che nel caposaldo della 22^ ci sia qualche ferito; in più pensa che andando si potrebbero recuperare qualche arma e forse delle munizioni, e si dovrebbero recuperare i morti.

Propone di formare una pattuglia mista di fanti e di artiglieri. Chiedo di farne parte.

Ci informano che il caposaldo, a sera inoltrata, doveva essere occupata da una compagnia del 28° Pavia. Dopo le ventidue ci muoviamo.

Portiamo qualche barella. Dobbiamo camminare attenti, curvi, a sbalzi, accelerando il passo perché, nelle vicinanze, due mezzi nemici bruciano e le fiamme illuminano per un vasto ratto la zona.

Arriviamo nel caposaldo, troviamo molto indaffarati i fanti appena giunti, che cercano una sistemazione perché il terreno, le postazioni, le piazzole, è tutto sconvolto.

Non sanno come e dove piazzare le armi, le difese della 22^ sono tutte fuori uso.

Troviamo subito Baggio.

E’ gravemente ferito ad una coscia ed alle gambe,

E’ stato lui ad accorgersi della nostra presenza e ci ha chiamato.

Deve aver perso molto sangue e per le ferite è impossibile per lui anche il minimo movimento.

E’ a pancia a terra, impugna la rivoltella.

Ci dice che Pirlone è nella sua buca, me la indica.

E’ vicina alla piazzola, sulla sinistra.

E’ coperta da un telo.

Entro, filtra un pallido raggio di luna.

Mi colpisce un odore dolciastro, di sangue, Pirlone ha le gambe mutilate, sulla faccia una crosta di sangue, la barba sembra più rossa, ha gli occhi sbarrati, nella mano stringe la rivoltella, sulla tempia una ferita, si è sparato.

Diceva sempre:” Mi hanno preso prigioniero una volta, ma la seconda non mi avranno vivo”.

Mi avvicino, mi curvo per toglierli la rivoltella, lo tocco appena, non ho il coraggio di forzare quelle dita fredde, strette attorno al calcio della rivoltella.

Lo guardo negli occhi, come ho visto tante volte traccio nell’aria un segno di croce…riposa in pace Dario.

Chiamo Missiora, entra, gli toglie la rivoltella.

Raggiungo l’altra piazzola, Pellegrino è fuori, ha attorno alla testa una fasciatura, è volto al cielo, anche Giusto ha avuto una ferita alla testa, ha anche un largo squarcio al peto.

Dentro la piazzola c’è il corpo di Zimei.

Più scostato e dietro la piazzola troviamo Chizzali.

Devono aver centrato la piazzola, il pezzo è rovesciato.

Sul fondo ci sono parecchie buche per scoppi di granate.

Quale fine hanno fatto gli altri serventi?

Con Mocciola, passando, raccogliamo i mitra, il cannocchiale di puntamento del pezzo di Pirlone, smontiamo l’otturatore, del pezzo di Pellegrino non si può recuperare niente.

Entriamo nelle buche e prendiamo quanto si può prendere.

Il pezzo di Pirlone dista circa 200 metri da quello di Pellegrino.

Ci muoviamo frettolosamente, curvi, ma non siamo solo noi a muoverci, ci sono i fanti che cercano una sistemazione.

Gli inglesi non sono lontani.

Ben presto se ne accorgono e cominciano ad arrivare cannonate e raffiche di mitraglia.

Tuffo generale nelle buche.

Molti della pattuglia riprendono di corsa la via del ritorno.

Riportano Baggio, che è stato adagiato sulla barella.

Non seguo il gruppo, anche Mocciola è con me e si ferma.

Vedo un fante che cerca riparo correndo da una parte all’altra.

Lo chiamo, si butta a terra.

Gli dico di entrare nella mia buca, ma non si muove, non mi risponde.

Gli parlo ancora, lui, immobile, risponde con un filo di voce.

E’ napoletano, è arrivato da pochi giorni in Africa e l’hanno spedito subito in linea.

Trema, invoca angeli e santi, ma non si muove.

Il cannoneggiamento dura ancora per venti minuti o più, poi solo qualche raffica di mitraglia.

Ripasso con Mocciola a raccogliere quanto possiamo ancora prendere.

Abbiamo raccolto dodici mitra, parecchie rivoltelle, il cannocchiale del pezzo di Pirlone.

Mocciola ha preso quanto avevano nelle tasche i caduti.

Siamo stracarichi. Decidiamo di rientrare, io vado avanti, Mocciola mi segue.

Ad un tratto mi chiama e mi fa fermare.

Sono in mezzo alle mine … è colpevole la mia emeralopia, venuta con la diarrea ….

Mocciola che conosce la zona, si avvicina.

“Seguimi” mi dice.

Dopo poco una raffica di mitraglia ci fa fermare.

“Folgore” grida mocciola.

Finalmente raggiungiamo la sezione.

Tabelli, nel rivederci, ci abbraccia.

I compagni della pattuglia gli avevano detto di averci visto cadere durante il cannoneggiamento!

Bianchini è stato ferito, durante il ritorno, ai testicoli, Baggio è stato scaraventato a terra da uno scoppio ravvicinato, così Iop, Franzoni e Fabbro hanno accompagnato Baggio e Bezzo al Comando Gruppo.

E’ morto il ten. Col. Ruspoli, comandante il raggruppamento, mentre veniva in camionetta verso il nostro caposaldo, è stato centrato da un colpo di 88.

E’ passata la mezzanotte, ora è il  25 ottobre 1942, XX E.F.

 

 

 

 

 

 

 

16 Agosto 2008 / v06
 

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