Antico complesso di chiese, sorto fin dal IV-V secolo su un
tempio pagano dedicato a Iside. Attualmente si conservano la Chiesa del
Crocefisso (XI secolo) con cripta e all'interno dipinti di Simone de'
Crocifissi, P. F. Cittadini, T. Muratori e Deposizione in cartapesta di A. G.
Piò; quella del Santo Sepolcro, riedificata nel XII secolo, con al centro
tempietto contenente le reliquie di San Petronio e quella dei Ss. Vitale e
Agricola (XI secolo). Nel cosiddetto cortile di Pilato vasca marmorea del secolo
VIII; suggestivo il chiostro romanico.
Tra le pareti del Chiostro romanico della Basilica di S. Stefano,
dove palpitano le più alte affermazioni della vita religiosa e civile di
Bologna, si racchiude il LAPIDARIO, inaugurato il 12 giugno 1925 sa S. M. il Re
ed eretto dal culto d'infinito amore delle Madri e Vedove dei Caduti in guerra,
a indelebile ricordo della Grande Guerra.
Al Sovrano fu offerta la Monografia che illustra il monumento
insigne e tale reverente omaggio era accompagnato da questa dedica eloquente :
Su queste pagine che adunarono i voti e le speranze delle Madri e
Vedove di guerra dei Caduti bolognesi, per la glorificazione dei loro morti, si
vuole imprimere una data memoranda: 12 Giugno 1925, in cui l'Augusta Maestà di
Vittorio Emanuele III viene ad inaugurare, felicemente compiuto, il Lapidario.
L'ambita presenza del Re suscita oggi gli echi delle memorie più care, associa
nel ricordo della pavida fuga degli Austriaci dalla nostra città e nella
esaltazione degli ultimi vindici della libertà nazionale, tutte le pene e tutte
le glorie della Patria. Sacra quindi e solenne è l'ora nella quale il primo
Soldato d'Italia torna fra Coloro cui il mistero della morte è ragione di vita,
e la tenebra luce, e canto di gloria il silenzio. Oh! come i nomi degli eroi,
che la pietà delle Madri e delle Vedove volle incisi nella pietra severa,
s'accenderanno di festosi bagliori davanti a Colui che seppe i rischi e i
sacrifici di tutti i prodi! E su per gli archi massicci e brevi salirà
formidabile il saluto dei nostri morti: O Re, magnanimo Re delle nostre
battaglie e delle nostre vittorie, noi che alla vita d'Italia demmo l'ardore del
nostro cuore, il sangue delle nostre vene, noi Ti salutiamo anche oggi, anche
qui, segnacolo di grandezza della Patria.
Il voto della Sezione bolognese dell'Associazione Madri e Vedove
dei Caduti è stato mirabilmente attuato dall'apposito Comitato, scelto
dall'Associazione stessa e presieduto dalla Contessa Laura Acquaderni e dal
Generale Comm. Augusto Bacchelli.
Il Comitato effettuò dapprima importanti necessari restauri al
Chiostro, sotto la Direzione dell'arch. comm. Luigi Corsini, R. Soprintendente
ai monumenti, ridonando al luogo vetusto il suo pristino suggestivo aspetto.
Come è noto, il Chiostro annesso al caratteristico gruppo delle
chiese che formano la monumentale Basilica di S. Stefano, risale per l'ordine
inferiore (ove è collocato il Lapidario) all'XI secolo e per l'ordine superiore
al XIII°.
Per l'elencazione dei Caduti fu prescelta l'idea certamente più
efficace, quella di raggruppare i nomi dei Caduti in Lapidi distinte per zone
combattute, applicandole sulle quattro pareti del Chiostro, dedicate ai quattro
anni di guerra. Si ha così un quadro sintetico della guerra che ricostruisce
fatti ed episodi eroici memorabili.
Le lapidi, in marmo di Brescia, più o meno grandi in ragione del
numero dei Caduti, sono distribuite sulle pareti con fine intuito d'arte.
L'intestazione delle lapidi, i nomi dei Caduti, il rispettivo
grado ed arma e la data di morte sono incisi in caratteri romani, tinti in
rosso: l'elenco di ciascuna lapide è alfabetico, in ordine decrescente di grado.
I quattro angoli delle lapidi sono fregiati da una croce di guerra.
Le lapidi sono 64, cosi distinte: per il 1915 — parete nordovest,
lapidi 11 con 410 nomi —; pel 1916— parete nordest, lapidi 16 con 471 nomi —;
pel 1917 — parete sud-est, lapidi 18 con 574 nomi —; pel 1918 — parete
sud-ovest, lapidi 17 con 834 nomi —; pel 1919 — sull'angolo ovest — una lapide
con 151 nomi —; pel 1920— pure sull'angolo ovest — una lapide con 96 nomi.
Complessivamente 2536 nomi
di Caduti. Tra questi rifulgono sei decorati con la medaglia d'oro: il Maggiore
di Fanteria GIACOMO VENEZIAN (1915) — il Soldato dei Granatieri ALFONSO SAMOGGIA
(1916) — il Tenente d'Artiglieria GIULIO BLUM (1917) — il Tenente di Fanteria
CORRADO MAZZONI (1917) — il Sottotenente dei Bersaglieri GIACOMO PALLOTTI (1917)
— il Tenente del Reparto Assalto IVO LOLLINI (1918).
L'elenco contempla soltanto i Caduti inscritti fra la popolazione
residente nel Comune di Bologna negli anni 1915, 1916, 1917, 1918, 1919 e 1920.
Per il 1919 e 1920 sono considerati, per legge, Caduti per la
Patria tutti i morti in conseguenza della guerra. Sull'ingresso del sacro
recinto è stata murata una lapide con la seguente epigrafe dettata dal Sen.
Prof. Giuseppe Albini:
HAVETE - BONI PRO - PATRIA - MORTE FUNCTI - VICIORES MATRES - ET
- VIDUAE - LOCUM - DELEGMUS NOSTRIS - LACRIMIS - VESTRIS - LAUDIBUS HIC - NOMINA
ET - SUAVES - UMBRAS EXCIPIT SIEPHANUS CORONA - MARTYRUM - PRIMA QUICUM CAELITES
- GAUDEAUS A MCMXXV
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