69 ANNI DOPO : RIEVOCAZIONE DEI FATTI D'ARME DI
EL ALAMEIN TRA TRUCI ED INSENSATE POLEMICHE
le precarie condizioni di salute (economica) in cui versa il nostro
sconquassato paese sono - in questi drammatici giorni - sotto gli
occhi di tutti : gli interessi personali o facenti capo al proprio
schieramento politico hanno la meglio su di un'auspicabile armonia tesa
al raggiungimento di un bene comune , in grado di farci allontanare
da una palude perigliosa capace di inghiottirci tutti . ogni cosa
par divenire oggetto di laceranti discussioni , pur nobili cause quali
il rispetto e l'onore dovuto a chi e' caduto per la patria .
Questi insensati distinguo hanno radici lontane : bene ha riassunto
Antonio Cioci , nume tutelare del museo sacrario della Piccola Caprera, che
indica ai posteri la gloria del “
Reggimento Giovani Fascisti”, nel bel periodico da lui diretto , quali
e quante angherie e soprusi abbiano dovuto sopportare i reduci per
il solo fatto di essere appartenuti ad uno schieramento bollato
dalla storia , la loro , quale il male oscuro del secolo appena passato
.
E che
dire dell'anno scorso , quando due solerti ufficiali , uno della Folgore ,
l'altro dell '
Aeronautica , ben svolgendo il loro compito, impedirono ai reduci ed
al loro Medagliere , onusto di riconoscimenti e di gloria , di
accedere al Sacrario di el Alamein per presenziare a quella che poi
sarebbe stata una stanca e svogliata cerimonia , innescando di fatto
quello che avrei bollato come “il sabato della vergogna “...........certo
avranno agito su ordini ricevuti da piani ben piu' alti !
Quest'anno , per la serie non c'e' mai limite al peggio , si sono
superati , se possibile .scrivo al plurale , perche' ci troviamo di
fronte ad una forma mentis , che rasenta la patologia e molto spesso
la supera sconfinando in vera e propria schizofrenia , una forma
mentis diffusa capillarmente e ben stratificata in vari piani
della gerarchia militare , segnatamente quelli addetti alle scartoffie ,
dunque i piu' numerosi , i piu' inutili e spesso i piu' pagati , con
buona pace delle tasche dei cit tadini italiani .
Leggo
sulla Nazione / Quotidiano Nazionale , poco prima della partenza per
l'Egitto , che una schiera di estimatori sta per recarsi sulla quarta
sponda per onorare i nostri Caduti nel deserto di el Alamein : pur
sorpreso ed incuriosito, plaudo alla nobile iniziativa e me ne
compiaccio .
I
dubbi mi assalgono e mi sommergono quando lo scriba (si parla di Egitto
,dopotutto) cita testualmente …..nulla a che vedere col reducismo
!.........riuscendo nell'impresa di commettere , in cosi' breve spazio ,
due madornali strafalcioni che da soli misurano la flebile
consistenza dell'individuo : ha appena finito di coniare , il misero , un
insignificante neologismo – fa tanto chic creare degli -ismi!– che nulla
vuol dire .
Io
sono orgoglioso di aver partecipato alla visita ai nostri caduti ,
avendo al mio fianco Santo Pelliccia , classe 1923 , paracadutista della
Folgore , protagonista nella celebre battaglia , divorato dall'impellente
necessita' di ritrovare la sua postazione ed il luogo dove i suoi
commilitoni consumarono le loro giovani vite , a distanza di 70 anni
dai fatti d'arme .
Questo sta a significare che per tutto il tempo che gli e' stato
concesso , non ha mai smesso di pensare ad episodi che hanno
segnato in modo indelebile la sua affascinante vita .
Beh,
se questo e' reducismo , io ne rimango totalmente irretito e sposo in
pieno questo modo di vedere le cose .
Chi
da' a costui la legittimita' di giudicare sentimenti nobili e
profondi quali quelli citati teste' ?
Ma ,
forse , sara' soddisfatto , il nostro, di sapere che e' in buona
compagnia in quella che assomiglia piu' ad una fiera delle vanita' o
ad uno scalcinato teatrino di dilettanti allo sbaraglio ; anni orsono
un suo illustre predecessore, di rango, pur se approdato dalla politica
, il ministro della difesa di allora , Martino , di fronte a reduci
giunti dalla madrepatria per rendere onore ai loro sfortunati
camerati , parlo' , sventuratamente , di guerra sbagliata , commettendo
una pacchiana ed evidente gaffe diplomatica , poiche' il sillogismo era
a tutti evidente : guerra sbagliata = morte inutile .
Il
buon granatiere Sergio Micheli , sornione e generalmente taciturno , ma
vigile per quanto riguarda i falsi profeti o gli storici improvvisati ,
lascio' la Bandiera e si avvio' verso l'uscita ,
creando disappunto in quanti non credettero ad un'improvvisa e
impellente necessita' fisiologica dovuta all' eta' : piu' tardi dovette
subire i laceranti rimproveri della segretaria del Ministro , che lo
accuso' di lesa maesta' col risultato che il nostro fu cancellato
dalla lista dei previlegiati reduci officianti annualmente la
cerimonia .
In
definitiva , si tratta dell'ennesimo attacco ad un mondo , il nostro,
costellato solo di buoni sentimenti e di buone intenzioni , puro
come l'acqua di sorgente , che riconosce nella pietas latina , cioe' il
doveroso affetto dovuto a chi si e' sacrificato per il nostro bene
comune , il solo motore pulsante che muove la decisa volonta' di far
le cose per bene .
Tradotto nella lingua di coloro avvezzi a manipolare e maneggiare “
argent/money “ con la stessa naturalezza e perfidia con cui fanno
uscire dalle loro bocche frasi vuote e insignificanti , ma ad effetto , per la gioia dei tanti gonzi , abbacinati da
cio' che rappresentano , noi – i viaggi , le targhe , i monumenti – li
paghiamo di tasca nostra e non dobbiamo render conto a nessuno , cosi'
come non godiamo di sussidi , ne' di previlegi concessi copiosamente
ai soliti noti dai padroni del vapore .
Infine un altro aspetto non meno grave …..dove passiamo noi , tutto resta
come prima , la salvaguardia dell'ambiente che ci circonda e'
un'esigenza primaria , un dovere morale da tutti rispettato.
Non
credo che altri possano vantare la nostra stessa sensibilita' .
Resti
anneriti di un fuoco recente con materiale icombusto quale scatolame
destinato a rimanere sulla sabbia per un tempo che , spero , non
eguagli quello dei residuati bellici , testimonia del passaggio di una
carovana incolta ed incivile .
Cio'
stride maledettamente: se gli obiettivi prefissi equivalgono alle tracce
del passaggio , c'e' proprio da stare allegri !
E che
dire delle laceranti ferite inferte dalle trivellazioni petrolifere che alla
stregua della carovana incolta lasciano sul suolo sterile sozzura “civile”?
Avete
tutto : lasciateci questo remoto angolo di spiritualita', questo incerto
sentiero carico di inquietudine che conduce al campo dell'onore .
Che
bisogno c'e' di coinvolgere una reliquia sacra come il deserto , che
emana solo pace e serenita' .
Questi luoghi dovrebbero suggerire a tutti un ' umiltą doverosa e
necessaria : fosse per me , ne farei un immenso Sacrario naturale .
Purtroppo non sara' cosi' , non puo' essere cosi'.........ancora
incantato dai contorni del passo del Cammello con davanti lo
sterminato anfiteatro che conduce alla depressione di el Qattara ,
stento a prendere sonno , pur di godermi il silenzio assoluto , rotto
solo dal forte vento che accarezza e spazza i valloni prospicienti
il dirupo , immaginando la mattina seguente una discesa agli inferi in
un territorio incontaminato , quando , come in un incubo , vedo delle luci
, una colonna di luci , che muovono nella nostra direzione .
Le
nostre guide sanno bene di cosa si tratta : capaci camion sfilano
lentamente coi loro serbatoi carichi di petrolio , l'oro nero del nostro
tempo , capace di muovere il mondo e di determinare o sconvolgere
fragili equilibri politicoeconomici internazionali .
Altro
non resta che chiudere gli occhi........i miei pensieri non abbandonano
mai l'Africa : una volta , istintivamente si affermava che......il sangue
non e' acqua , oggi la genetica ci offre convincenti spiegazioni sul
fatto che certi ricordi siano ancorati e trasmessi “ per via
cromosomica “ , cosi' diventa automatico che “ la piramide di Marseille
“ divenga un luogo – simbolo , un oggetto del desiderio sognato
innumerevoli volte , dopo aver ascoltato le lodi
che mio padre tesseva di quel gran guerriero .
Oggi
tutti conoscono Antoine de Saint Exupery , il nobile poeta che, alla
guida di un p-38 lightning , si inabisso' nell ' alto tirreno , dopo
averci consegnato un fulgido poema quale il piccolo principe . bene, il
contraltare al pilota alleato , e' proprio Hans Joachim Marseille bello
, elegante , fiero ed amatissimo pilota da caccia della Luftwaffe , un
aviatore – la stella d'Africa – capace di calamitare su di se'
l'ammirazione incondizionata di alleati e nemici che gli
riconoscevano non comuni doti di capacita' di comando , un uomo che ,
al suo passare , emanava un fascino che catalizzava l'interesse e la
simpatia di quanti gli stavano vicini . uomini cosi' , ne nasce uno
ogni cent'anni e quando cadde invitto , una coltre oscura scese sui
suoi compagni d'arme , la stella d'Africa si era eclissata ed i
soldati non avevano piu' la loro guida .
La
visita ai piccoli cimiteri di Deir el Beida e Deir el Abyad (deir
significa depressione ) ci riempie di commozione ed il nostro sentito
pensiero va alle sofferenze patite dai nostri soldati : da qui sono
passati Sergio Micheli e Beppe Fommei ( altri 2 reduci , per la gioia
del nostro piccolo Pulitzer ) che ripetono i due nomi dei luoghi come
se ci fossero stati il giorno prima , ricordando i loro travagliati
spostamenti , sempre sotto l'incubo dell'aviazione nemica.
I
racconti sentiti piu' volte dai due hanno qui , finalmente , un senso
compiuto : le postazioni , le trincee , gli speroni di roccia che
talvolta offrivano un insperato riparo , le grotte – come quella di
Caccia Dominioni , il deserto cambia in continuazione offrendo bellezze senza
pari a chi ne sa cogliere il senso piu' profondo .
Ritorna Saint Exupery : …..” alla fine abbiamo amato il deserto e
lui ci ha ricambiato.
All'inizio sembra fatto di nient'altro che di vuoto e di silenzio :
ma solo perche' non si concede ad amanti di un sol giorno......” .
C'e'
tempo anche per divagazioni venatorie : un pick up rosso , la cui
presenza stride come quella di un esquimese a time square , ci
raggiunge a forte velocita' e sul cofano fa bella mostra di se' un
falchetto tenuto prigioniero che viene liberato quando , all'orizzonte,
appare qualche piccione o quaglia , costretti dal nostro pennuto
cacciatore alato ( che sia una reincarnazione di Marseille ? ) ad
atterrare in prossimita' del veicolo , dopo essere stati
ripetutamentebeccati sulla nuca e dunque storditi .
Rifulge la bonta' dell'organizzazione di Andrea e Daniele : la squadra
che ha composto ed addestrato e' veramente efficiente e da' prova di
grande professionalita' in ogni situazione . tutto fila liscio come
l'olio ed anche l'Ufficiale che ci e' stato assegnato come scorta
ben si adatta all'allegro gruppo .
Oltre
alla depressione di el Qattara e al passo del Cammello , l'altro
luogo magico , denso di significati peri tanti avvenimenti che li'
avevano avuto luogo , era l'Himeimat , letteralmente Qaret el Himeimat ,
la collina dei due piccioni .
In
realta' , da lontano visibilissimo , in una chiara mattina
discretamente ventilata , la sua possente sagoma ricorda un carro
armato con le blindature molto angolate e , solo avvicinandosi , si
scopre e appare la seconda cima .
Beppe Fommei (tenente carrista del IX btg carri Ariete) ricorda molto bene
di aver percorso e strisciato nelle sue viscere , camminamenti costruiti
da italiani e tedeschi , in grado di occultare grossi calibri quali
l'88 germanico e pure qualche carro che cosi' sfuggiva alla
ricognizione aerea nemica .
Le
storie si sprecano e sono tutte affascinanti , come quella notte in
cui i francesi di Francia Libera e della Legione Straniera tentarono di
sorprendere le nostre postazioni : lo sferragliare dei loro carri e la puzza
di alcool non passarono inosservati e furono accolti con tutti gli
onori , costringendo i transalpini ad una precipitosa ritirata .
I
neozelandesi godevano della sinistra fama di arrivare di notte dietro
le nostre linee e di sorprendere i nostri sgozzandoli ; accadde ai
ragazzi della “ Pavia “ che ebbero non pochi morti ; quelli della
“Folgore “ si offrirono allora di sostituirli nelle buche e l'impatto
stavolta fu assai diverso : furono i “Kiwi “ a rimetterci le penne e da
allora non tentarono piu' tale tattica .
Beppe
Fommei , con i suoi carri , era nella pianura a lato dell'Himeimat ,
un susseguirsi infinito di postazioni , parzialmente ricoperte da sabbia ,
ma ancora visibilissime , poste a 50 metri l'una dall'altra .
Posso ben immaginare la sua avversione per l'aviazione nemica , che
attaccava di giorno e di notte , non concedendo tregua alcuna ai po veri
soldati , veri bersagli fissi ed impotenti a sostenere una efficace
azione difensiva : fu qui che il suo carro fu squarciato da un
proietto nemico , che gli uccise due membri dell ' equipaggio ,
lasciandolo miracolosamente illeso : mentre portava fuori quei poveri
resti , gli inglesi cessarono di sparare , cosi' come quella volta che ,
mentre i nostri celebravano la santa messa , uno Spitfire sorvolo' quello
che sarebbe stato un facile boccone e non sparo', allontanandosi e
battendo le ali in segno di saluto .
anche
Sergio Micheli , in prossimita' del passo del Cammello , col suo
battaglione autonomo “ Granatieri di Sardegna “ ricorda come un incubo
le asfissianti sortite dell'aviazione nemica , con le notti squarciate
dai bengala , che favorivano l'azione avversaria .
Tutto
cio' che i nostri cari amici ci hanno raccontato dalla loro viva voce
o che abbiamo avidamente letto nei loro impolverati e con sunti diari
e' stato da noi memorizzato ed e' rivissuto in queste brevi ed
intense giornate .
La
pietas , l'orgoglio ,il pianto talvolta serrato in gola , la nostalgia e la
delusione per come andarono le cose , sono stati i sentimenti
prevalenti ed al ritorno , quando riassumiamo le sembianze abitudinarie
, ci sorprendiamo nel constatare che un remoto angolo della nostra
mente , indifferente ed insensibile ai moderni diktat imposti da un
consumismo sfrenato e corrosivo , continua ad essere affascinato dal
mondo perduto , con i suoi ritmi certo piu' lenti, ma anche assai piu'
umani .
Santo Pelliccia e' la prova vivente di quanto affermato : alla sua
splendida eta' , mosso da uno spirito che poco concede
all'arrendevolezza e alla debolezza , ha dato a tutti una lezione di
vita che non dimenticheremo facilmente .
Gia'
famoso per i suoi lanci recenti col paracadute ( diavolo d'un Santo ! )
, lo abbiamo potuto apprezzare nei piccoli gesti quotidiani – non ha
mai fatto una piega , dividendo gioie e fatiche con tutti gli altri
partecipanti -- e la sua caparbieta' alla fine ha avuto la meglio !
l'aver trovato la sua postazione, dopo un predente fallito tentativo nel
2009 e' il degno coronamento di un sogno a lungo carezzato.
Il
prossimo anno, a dio piacendo , andremo in Eritrea : squadra vincente non
si cambia ed il fido Paolo Quaranta , entusiasta e a suo agio
perfettamente nel deserto egiziano , gia' pregusta Massaua , l'Asmara e
vuol rievocare le gesta di Amedeo Guillet e di Kai Bandera .
Gli
Ascari , faccetta nera gia' risuonano nelle nostre menti , proprio in
quell'angolino di cui parlavo poc'anzi......quello nessuno ce lo potra'
mai toccare o portare via , alla barba di tutti coloro – e sonotanti –
che ci vorrebbero cospargere di
naftalina e sistemarci in capaci armadi per poi farci cadere nel
dimenticatoio ( della storia ) .
ALDO
CIABATTI