Buona lettura!

 

 

                                                            Bruno Bonzi, catturato l'11 XII 1940 a Sidi El Barrani.

Prigioniero a Zonderwater e Pietermaritzburg per 6 anni, e siccome fu NON cooperatore vennerilasciato solo a fine

 dicembre 1946.

E' morto nel 1973 e il figlio, Enzo Bonzi, ha  pubblicato il suo Diario di guerra e di prigionia (1939-1947), che  ha permesso di conoscere altri figli di ex-pow e di progettare un pellegrinaggio laggiù per il novembre prossimo.

                                                        

                      

Nel 1941 cominciarono ad affluire a Zonderwater, una conca a cinquanta chilometri ad est di Pretoria, i primi prigionieri di guerra italiani catturati. Gli arrivi si susseguirono per tutta la durata della guerra ed ebbero un incremento massiccio dopo la sconfitta di El Alamein. Alla fine si contarono quasi 70.000 soldati. I prigionieri non ebbero certo vita agiata, ma tutti sono concordi nel riconoscere che furono trattati con umanità e che il comandante inglese fece di tutto per alleviarne le loro sofferenze. Non solo qui ma anche nella vicina Rodesia vennero inviati prigionieri dopo il 42 quando Montgomery fece il pieno ad El Alamein. La consistenza dei reclusi aveva fatto esplodere anche qui il problema immediato dell’alimentazione e le 1300 calorie giornaliere (come da convenzione di Ginevra) vennero per molto tempo integrate con arachidi (500 gr. a testa, quello che era rimasto nei magazzini della sussistenza). Non avevano previsto che avrebbero catturato così tanta gente e diventò per loro un problema molto serio. Molti italiani si distinsero per la loro abilità e genialità, costruendo case, impiantando nuovi modelli agricoli, creando opere d'arte. Nacque un rapporto di fiducia che a guerra finita, indusse molti a restare, con le relative mogli sud africane. Oggi si contano a migliaia i sudafricani di origine italiana, figli e nipoti dei vecchi prigionieri (chiamati anche Boeri italiani). Il campo di Zonderwater non esiste più. In un piccolo settore del suo territorio è stato eretto un cimitero per gli italiani che morirono durante la prigionia: poco più di duecento. Dell'attendamento più grande del mondo non resta più nulla, di quei 4 campi e 14 blocchi che ospitavano centomila prigionieri non è rimasta neppure l'ombra. Resta un mausoleo, che nasconde all'udito i gemiti provenienti dal passato di chi ha sofferto. In quel luogo nacquero i progetti di Middelburg, Pietermaritzburg, i ponti, le strade, i giocattoli, i mobili, le sculture... che il talento italiano seppe realizzare nonostante la sofferenza patita. 76 prigionieri morirono in incidenti, 203 per malattia. Quel pezzo di Sudafrica, Zonderwater, è ancora un pò nostro.

 

30 Aprile 2008 / v05

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