Commemorazioni

                           

                     SECONDA MISSIONE CIMITERI E SEPOLTURE

        

Un lungo lavoro di ricerca documentale, testimoniale e di verifica da parte dell’infaticabile amico Andrea e del sottoscritto ha visto il coronamento degli sforzi con la pianificazione ed esecuzione di una missione esplorativa (la seconda in verità) sui cimiteri da campo dimenticati e ancora presenti nella piana di Alamein ma sconosciuti alla moltitudine di persone che  ormai solcano quei luoghi con le più disparate motivazioni: da chi deve “reimbiancarsi il sepolcro” inventandosi esperto di settore a chi quei luoghi li studia veramente a chi in quei luoghi ci ha passato la gioventù a chi si sente attratto per doverosa riconoscenza a chi li visita per turismo storico a chi cerca e commercializza i reperti rinvenuti sul campo.

L’obiettivo che ci siamo posti è alto e ambizioso: ricercare mappare e sondare ben dieci cimiteri del fronte nord-occidentale, con una puntata a sud e cercare tracce di sepolture sconosciute .

Il gruppo è formato da Andrea, il sottoscritto e due grandi collaboratori: Flaminio e Franco.

Ci accoglie in aeroporto al Cairo Andrea

( da anni vive al Cairo e ormai non si contano le spedizioni che settimanalmente svolge per proprio conto nella zona della battaglia) e subito partiamo alla volta dell’abitazione del nipote di Rasoul, indimenticato custode del nostro Sacrario, che ci farà da guida insieme al cognato Taher.

Ci hanno preparato una cena a base di riso, pollo, stufato di verdure e zucchine ripiene.

Allestiamo i due mezzi, discutiamo carte alla mano i percorsi previsti e poi verso mezzanotte tutti a dormire.

Il giorno seguente, dopo un’abbondante colazione, di buon’ora inizia la seconda spedizione “cimiteri dimenticati” con il seguente itinerario di massima:

Deir el Murra, Sawani el Samalus (bir el Daba), Qaret el Aqat, Bir el Abd (5 km NW), Deir el Beida, Deir el Abyad, Deir el Qatani, Abyar el Mukesin, Deir el Harra, Gebel Kalak, Qaret el Khadim, Deir Alinda per un totale di circa 270 KM.

conca di Deir el Murra

Alle ore 9 siamo già sul ciglione della conca di Deir el Murra, lungo la pista rinveniamo un’ogiva da 88 e raggiungiamo la zona delle cucine da campo dell’Ariete circondata da molte postazioni di artiglieria e singole ma con scarsi risultati per cui puntiamo diretti a NW raggiungendo i famosi pozzi di el Daba (unica fonte di approvvigionamento abbondante di acqua per il fronte) Bir el Daba.

Sulle carte il luogo è chiamato Sawani el Samalus (sawani è il pozzo di falda quindi permanente, al contrario di bir che è il pozzo stagionale rifornito da acqua piovana, samalus è il nome della tribù beduina proprietaria dei pozzi da generazioni).

Questi pozzi, 4 o 5 sono antichissimi, di origine romana, diametro 70 cm rivestiti da sassi posati a secco e dalla notte dei tempi l’acqua viene portata in superficie tramite una ghirba legata ad una fune e trainata da un cammello: l’unica cosa che cambia oggi è la ghirba ricavata da camere d’aria di camion per il resto è rimasto tutto invariato.

 

Dopo una dimostrazione di estrazione dell’acqua (profondità circa 50 metri) riprendiamo rotta Sud verso Qaret el Aqat e ci fermiamo esattamente ai famosi 5 KM NW Bir el Abd (luogo ove il carro di mio padre lanciò il famoso messaggio ….carri Ariete combattono) luogo che vide l’annientamento dell’Ariete il 3 novembre 1942.

Volevo portare con me una targa commemorativa ma, vista la precedente esperienza all’ospedale di Qaret el Abd, decido di erigere solo una piramide di sassi alla base della quale pongo un foglio firme e una frase di ricordo.

Sostiamo per il pranzo in località impropriamente chiamata dai beduini Qaret el Abd (da non confondere con la località sede dell’ospedale italiano): due collinette sormontate dai resti di una dimora romana,  pozzo intonacato insabbiato, migliaia di cocci.

pozzo intonacato insabbiato

Luogo che meriterebbe una missione dedicata….. il caldo si fa sentire, siamo abbondantemente oltre i 40° ma ventilato.

Riprendiamo il percorso ed entriamo nella depressione di Deir el Beida e subito incontriamo tre belle postazioni quasi integre, costeggiando il ciglione settentrionale e dopo poche centinaia di metri in direzione SE incontriamo i resti di una camionetta inglese, probabilmente saltata su una mina, una borraccia smaltata blu, scatolame e un bossolo di artiglieria marcato 1941, forse un 75.

Costeggiando tutto il ciglione incontriamo moltissime postazioni ben messe forse inglesi riabitate dai nostri

soldati a luglio 1942 e solo nel tardo pomeriggio troviamo il defilato cimiterino di Deir el Beida.

alam deir el beda

tubetti di tempera rinvenuti in una buca....

 

postazioni gemelle a deir el beida

Struttura rettangolare con muretto perimetrale di sabbia e sassi di 11 mt X 13.60 con altare in fondo orientamento 30° ; da un esame sembra contenere circa 11 sepolture di 210x90 ma la presenza di vetri di bottiglie infrante fa supporre che vi sia già stata la riesumazione ( i cappellani militari erano soliti interrare insieme al cadavere anche una bottiglia sigillata con un foglio sul quale erano scritti i dati del defunto: pregevole iniziativa ma spesso scarsamente efficace in quanto l’umidità filtrava all’interno della bottiglia vanificando l’intento): il nipote di Rasoul mi conferma che questo cimitero è stato probabilmente svuotato intorno al 1956 dal nonno insieme a Caccia Dominioni (per fortuna Andrea parla l’arabo fluentemente e capisce il dialetto beduino altrimenti….)

 

Facciamo dei sondaggi, ci accorgiamo che i tumuli in realtà sono formati dalla terra rimossa durante la riesumazione per cui sondiamo la leggera depressione a lato di ogni tumulo  rileviamo la planimetria : fa una certa emozione, come sempre in questi luoghi si respira “ aria pesante”.

 

 

Dai reperti si direbbe cimitero italiano: bisogna riconsultare  il famoso S.O. Book di Dominioni, registro sul quale riportava gli schizzi dei cimiteri campali e che da breve è entrato a far parte della mia collezione!

Finito il lavoro risaliamo il pianoro con prua NW poi S per circa 5 KM giungendo al cimitero di Deir el Abyad.

E’ tardo pomeriggio e la luce ormai radente colora di giallo e ocra il paesaggio conferendo calore e magia.

 

Struttura ben più organizzata del precedente: struttura dotata di muro perimetrale a secco di 60 cm, di forma rettangolare organizzata su tre lati (il lato di ingresso manca) di 21.70 X  18.40 abside di 7.90 X 7.20 con piramide di sassi di 2.50 X 2.80, orientamento 325°.

Contiamo 20 tumuli ed anche qui cocci di vetro ma niente reperti ossei….

 

Ormai è il tramonto per cui facciamo campo nei pressi del cimitero al riparo in un wadi nascosto.

Totale 96 KM.

Allestiamo il campo, cena a base di pollo e shorba (zuppa di verdure) e il sonno prende il sopravvento.

Sveglia alle 5, colazione e perlustrazione del terreno e la ricerca dimostra subito come la zona fosse un aqquartieramento tedesco: numerose postazioni con proiettili integri da 20 mm tedeschi, alcuni esplosivi, scatolame argentino, buffetteria tedesca, bossoli di Mauser.

 

Alle 7.45 siamo pronti a muovere in direzione Deir el Qatani e costeggiando il bordo sud-occidentale rileviamo numerose postazioni e in un piccolo wadi rinveniamo forse un deposito: pacchi di pile, teli da tenda e molto scatolame.

 

Risalito il pianoro rinveniamo il classico centro di fuoco Alamein:

 

 5 postazioni , 4 a raggiera 1 centrale .

Le 4 postazioni di circa 260X70 sono intervallate di circa 12 mt e la centrale è a circa 22 mt . il tutto con orientamento 275° (quindi inglesi).

Poco più avanti, in direzione W corre un trincerone di circa 600 mt a forma di V aperta intervallato da 5 postazioni  l’ansa della V è rivolta a SE località Abyar el Mukesin.

 

Dopo circa 3 KM a 275° raggiungiamo Deir el Qatani e ritroviamo la nascosta grotta dove si rifugiò Dominioni e i suoi gli ultimi giorni della battaglia (si veda allo scopo l’articolo precedente di Andrea Mariotti).

accesso alla grotta

La grotta fa parte di un insediamento romano con un bellissimo muro a secco di pietre e solo chi sa dove andarla a cercare è in grado di trovarla, infatti è strategicamente nascosta in un piccolo wadi e protetta da un costone di roccia.

Lunga circa 24 metri ha l’ingresso (110 X 180) semisepolto direzione  N e dopo 12 metri piega a NW per altri 12 metri.

Al suo interno si sta comodamente in piedi infatti è 190 X 110 di larghezza.

Riprendiamo la marcia, e raggiungiamo Deir el Harra e il suo cimitero in tarda mattinata.

 

Struttura ben mimetizzata nella piana di 25 X 28 mt con perimetro in terra pressata e altare in fondo, orientamento 90°.

Da un primo esame sembra contenere non meno di 50 sepolture, solo il lato Sud ha una fetta di terreno libera da tumuli.

Anche qui vetri rotti, ma dopo alcuni sondaggi non ci sono più dubbi: cimitero dell’Ariete!

Da un tumulo emerge una bottiglia di acqua “RECOARO” e una vertebra cervicale; continuando lo scavo le vertebre salgono a 3 (seconda  quarta quinta cervicale) un frammento di calotta cranica, uno scalpo con capelli castani ancora perfettamente integri e tante falangi (prima seconda e terza) frammenti di divisa e pezzi forse di un cinturone di cuoio borchiato, incisivi premolari e molari.

Un frammento della croce.

Il sondaggio degli altri tumuli restituisce numerose falangi, calzini, frammenti di divise denti e ciocche di capelli.

Raccogliamo tutto il materiale e lo poniamo dentro un sacchetto stagno per poi seppellirlo: torneremo con una urna metallica per dare degna sepoltura.

Costeggiamo il margine SE del deir (wadi harra)e raggiungiamo una serie di fortificazioni a mezzacosta che mi lasciano alquanto perlesso per la maestria della posa dei sassi a muro .

 

 

 

 

 

 

 

Muretti con disposizione dei sassi a lisca di pesce, ricoveri per carri, camminamenti protetti e trincea di osservazione in vetta perfettamente circolare e particolarmente profonda con accesso ben definito, strutture quadrate con muro a secco e lastre di pietra calcarea di 100 X 50 disposte a mò di ante di porta d’ingresso.

Consultando le carte leggo che nei paraggi ci sono pozzi molto antichi.

Per terra bossoli, proiettili,  Franco rinviene anche un piastrino italiano, Flaminio una gomma di un cingolato ma non mi convince ancora e poi la svolta: rinvengo una pietra di 60 X 40 spessa 10 con incisa una griglia e subito la mente vola al rinvenimento che feci alcuni anni fa ad Abu Ballas (stazione carovaniera del deserto sud occidentale egiziano): stessa pietra, Senekt game (gioco tipo dama che i viandanti carovanieri erano soliti giocare nelle lunghe pause di ristoro degli armenti diretti a W verso Cufra, periodo prefaraonico?).

Conclusione: villaggio forse preistorico riabitato dai soldati italiani durante il secondo conflitto mondiale.

 

Tale località sarà oggetto di una missione dedicata esclusivamente .

Riprendiamo la marcia in direzione ………….   E arriviamo in località indefinita, anche i beduini al seguito non sanno il nome  ma troviamo il quarto cimitero!

Struttura differente da tutte le altre, rettangolare con muro perimetrale di 50 cm  in pietra , 26 X 35 circa, orientamento 20° .

All’interno, un vialetto largo 155 cm da quale si dipartono 8 vialetti laterali da 150  cm che delimitano aiuole larghe 95 cm

Il lato occidentale è devasto da un passaggio di buldozer con rotta NW.

Sicuramente è britannico.

Al suo interno però nessuna traccia di inumati.

Ormai è il tramonto per cui facciamo campo nei pressi: totale della giornata 54 KM

 

Solo al mattino mi accorgo che siamo accampati in una piana piena di buche e ricoveri per carri, per terra contenitori tedeschi di grasso da scarpe, molti proiettili e bossoli di Mauser e un frammento di una pipa.

Smontato il campo alle 7.15 partiamo, siamo a W di Bab el Qattara e ben presto intercettiamo l’asfaltata per il passo del carro, intercettiamo i tronchi della “Palificata” con prua E dopo poco puntiamo a S (siamo proprio sotto l’ospedale italiano) intercettando la pista che porta a Qaret el Khadim.

 Incontriamo una bellissima postazione di artiglieria: postazione centrale grande e 6 7 piccole di “supporto” .

Ci troviamo fra Qaret el Khadim e Gebel Kalak

E ci imbattiamo in un cimitero completamente diverso dagli altri:

perimetro di sassi posati intervallati da pietre più grandi di 25 X 23, due ingressi opposti sbarrati da filo spinato italiano di 2.30 mt, orientamento 90°, due vialetti, uno a ridosso del muro perimetrale dell’ingresso, da 1.95 mt che delimitano due aree di sepoltura con circa 150 tumuli.

 

 

 

 

 

 

20 metri a N dell’ingresso, fuori dell’area cimiteriale, due “buche” da 150 X 250.

Al sondaggio delle zone depresse accanto ai tumuli una sorpresa: un caricatore mod 91, un nastro da 12.7 una vertebra e una calotta cranica con scalpo un frammento di bottiglia Recoaro e  una calotta in gomma con al centro una stella: la calotta degli elmetti della Folgore.

resti di un elmetto rinvenuto nella sepoltura crivellato di colpi

La tipologia delle bottiglie, i reperti rinvenuti e la zona ci fanno pensare oltre ogni ragionevole dubbio che abbiamo trovato un luogo di sepoltura della Folgore nei presi di Gebel Kalak : resta da vedere se è lo stesso descritto da Dominioni come cimitero Folgore di Gebel Kalak.

Proseguendo con in prua la collina mozza di Qaret el Khadim giungiamo dopo un breve tragitto al cimitero del Qaret: importante struttura rettangolare con muro perimetrale di 35 cm  della lunghezza di 14.50 X 27 mt, abside esterna al perimetro di 120 X 130 cm piramidale e due vialetti ortogonali larghi 150 uno a 12 mt dall’ingresso e l’altro dall’ingresso all’abside che dividono il suolo in quattro campi di sepoltura.orientamento 60°.

In questo luogo non vi sono tracce di tumuli.

A sinistra dell’ingresso e oltre il perimetro cimiteriale vi sono sette tumuli.

 

A 1500 metri in direzione N si trovano i resti di una camionetta inglese verosimilmente saltata su una mina: resti del motore, moltissimi proiettili da fucile e da 20 mm, proiettili di pistola cal 9 e 45,   di Thompson, una maschera antigas inglese, un cilindro di tritolo e buffetteria varia: rileviamo il tutto e seppelliamo per preservarli.

Giungiamo così alle colline del Khadim, sempre suggestive e un pensiero vola al soldato della Pavia MOTTA Diego qui deceduto durante la ritirata tragica di novembre.

 

Tagliamo tutto il fronte in direzione E, superiamo Deir alinda e Raqabet el Retem per giungere ad una piana sassosa a N del Munassib e troviamo il cimitero della Brigata Greca

24 X 15 mt muretto perimetrale cementato di 45 cm, piramide centrale 230 X 250 cm h 135 al vertice della quale c’è ancora uno spezzone di legno della croce che lo sormontava.

Sul lato in fronte all’ingresso si vede l’impronta della lapide che lo adornava.

5 file di 28 tumuli nessuna traccia di bottiglie, orientamento 270°.

Totale 109 Km.

Mancano all'appello4 cimiteri: El Taqa Gebel kalak Deir el Qass e el Karita ma purtroppo per la mancanza di tempo a disposizione decidiamo di riinviare alla prossima missione.

Rientriamo ad Alamein carichi di emozioni e di dati da sviluppare e ci congediamo dai parenti di Rasoul.

La missione non può terminare senza rendere omaggio alla tomba di Rasoul e per constatarne la necessità della traslazione all’interno del Sacrario .

750 mt a SE del Sacrario di fianco alla litoranea troviamo un immondezzaio con alcuni monumenti funebri e alcuni tumuli: è il cimitero di Tell el Eisa ove fra lattine vuote, sacchetti, letame e altro riposa dopo onorevole carriera al servizio della Repubblica Italiana il Cavaliere della Repubblica ABDEL RASOUL AGHEILA: una vergogna.

Oltre alla petizione che è in corso e che trovate alla sez news di questo sito è intenzione ferma di qattara.it di scrivere al Presidente Scalfaro (colui il quale ha conferito l’onoreficenza) e ai Presidenti Ciampi e Napolitano affinché intervengano per rompere l’immobilismo che regna intorna a questa nobile figura di servitore dello Stato.

 

Grazie ad  Andrea, Flaminio e Franco   

 

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rientro a Roma

 

 

 

 

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