Caporal Maggiore Luigi
Gelosa
(Il suo nome sul nuovo
monumento ai caduti nel cimitero di Lissone è al posto sbagliato; Luigi Gelosa
non è disperso ma è sepolto nel cimitero militare italiano di Zonderwater, località
presso Pretoria, in Sudafrica)
Nato a Lissone, in via Galileo Galilei, il 15 maggio 1917 da Carlo Gelosa e
Adele Calloni, sesto di otto figli, ebbe la sfortuna, come tanti altri suoi
coetanei, di essere in età di leva a ridosso dello scoppio del secondo conflitto
mondiale, questo evento gli fu fatale.
Luigi,
come moltissimi giovani lissonesi, dopo aver conseguito la licenza elementare,
era stato impiegato a tempo pieno nell’attività famigliare: la bottega di
falegname, dove lavorava col padre Carlo ed il fratello maggiore Paolo. Una
bottega al piano terra della loro abitazione di via Galilei, dalla quale
possiamo immaginare, il giovane Luigi difficilmente si era mai allontanato di
tanto.
Ma il
giorno della chiamata alla leva arrivò, raccogliendo al distretto miltare di
Monza tutti i ragazzi abili ed arruolabili dell’anno 1917. Nessuno di loro
poteva immaginare quello che sarebbe accaduto in seguito, finito il periodo di
ferma tornarono tutti, congedati nel 1937, alle loro case.
Il 9
giugno del 1937 Luigi poteva così riabbracciare la mamma, il papà e tutti i
fratelli e le sorelle.
Ma la
normalità quotidiana ristabilita dopo due anni di servizio militare, la vita
laboriosa della bottega, la tranquillità della famiglia, le domeniche pomeriggio
con gli amici, fu presto interrotta di nuovo: il 22 maggio del 1938, una
settimana dopo il suo ventunesimo compleanno, era di nuovo chiamato al distretto
militare di Monza (in base alla Circ. N° 174 G.M. 1938).
A Monza
aveva sede il III battaglione del 1° Reggimento Fanteria Carristi, Luigi venne
aggregato a questa unità di carri d’assalto ed iniziò l’addestramento, ottenendo
il 28 dicembre del 1938 il fregio di “carrista scelto”, e successivamente, il 30
aprile del 1939 il grado di Caporale.
Il 22
novembre del 1939 , a seguito della Circolare 40001 del 24.08.39, venne
trattenuto alle armi. Ed il 31 Luglio del 1940 nominato Caporale Maggiore.
Successivamente, il 20 giugno 1940, venne
trasferito in ”territorio dichiarato in stato di guerra” ed il 28 giugno 1940
trasferito al 4° Rgt. Ftr. Carrista, (il cambio di Reggimento era la conseguenza
della riorganizzazione della giovanissima ed inesperta Arma del regio esercito),
con sede a Roma nel forte Tiburtino e dotato di carri L3/35 d’assalto. Il primo
comandante di questo glorioso reparto fu il Col. Lorenzo D’Avanzo (M.O.V.M.)
Il 6 luglio del 1940 Luigi
fu imbarcato a Napoli con destinazione Bengasi, su quel carico c’erano due
battaglioni, uno di carri medi ed uno di carri M11/39; in tutto 600 uomini, 72
carri, 56 automezzi, 37 motocicli e 76 rimorchi, che si andavano ad aggiungere
ai 324 carri L3/35 già presenti in Libia. Il convoglio arrivò incolume a destino
e l’8 luglio Luigi sbarcò a Bengasi.
Per
meglio comprendere la condizione in cui si venne a trovare Luigi, con tutti i
suoi commilitoni, occorre fare una breve descrizione della situazione bellica in
Africa Settentrionale nel 1940.
All’inizio della guerra (
10 giugno 1940 ) l’organizzazione del Regio Esercito Italiano era la seguente:
la X Armata al comando del Gen. Mario Berti era schierata in Cirenaica, mentre
in Tripolitania era schierata la V Armata. Dopo la morte di Italo Balbo
(abbattuto per errore dalla nostra contraerea sui cieli di Tripoli) il Gen.
Rodolfo Graziani assunse il comando di tutte le forze nell’Africa Settentrionale
ed il governatorato della Libia il giorno 30 giugno. Dopo una serie di rinvii,
dovuti principalmente al fatto che Graziani, sul posto, si rendeva conto delle
difficoltà di un’avanzata di truppe per la massima parte appiedate, nel deserto,
il 13 settembre del 1940 le forze disponibili ( della X Armata e parte della V
Armata disimpegnatasi dal confine Tunisino dopo la resa
della Francia) attraversarono il confine con l’Egitto, superando il 15 settembre
il passo di Halfaya ed occupando il 16 Sidi el Barrani, dove l’offensiva fu
fermata. Mentre la X Armata si riorganizzava a Sidi el Barrani, le unità
britanniche si preparavano per una controffensiva. Il giorno 9 dicembre iniziava
l’Operazione Compass (bussola), destinata a respingere la X Armata dall’Egitto.
La X Armata disponeva
di 328 carri armati, di cui 256 leggeri di modello L 3/35 e 72 medi M11/39 e
M13/40, l’appoggio aereo era fornito dalla V Squadra aerea.
Il
generale britannico (Generale O’Connor) attaccò subito Sidi el Barrani, catturata
nel pomeriggio del 10 proseguendo poi, nei giorni seguenti, fino a Bardia. Al
termine dell’Operazione Compass la X Armata non esisteva più, 130.000 soldati
italiani erano stati catturati, tra loro anche Luigi.
Molti di
loro vennero imbarcati su piroscafi inglesi con destinazione Sud Africa. Li
attendeva, dopo molti giorni di navigazione e di trasferimenti forzati, il campo
di concentramento di Zonderwater, località presso Pretoria.
A
Zonderwater dal 1941 cominciarono ad
affluire i prigionieri di guerra italiani provenienti dal Nord Africa, gli
arrivi si intensificarono dopo la sconfitta di El Alamein. In quel campo
trovarono ospitalità circa 100.000 soldati italiani di truppa con i loro
assistenti spirituali. I prigionieri non ebbero certo una vita agiata, ma tutti
sono concordi nel riconoscere che furono trattati con umanità e che il
comandante inglese fece di tutto per alleviarne le sofferenze. A coloro che lo
desideravano, veniva consentito di uscire per lavorare nelle fattorie della
zona. Questo è quanto mi ha riferito l’attuale Presidente dell’Associazione
Zonderwater Blok, che è responsabile e custode morale del cimitero dove riposano
252 ragazzi italiani, deceduti durante il periodo di prigionia. E’ grazie al
contributo del gentilissimo Emilo Coccia che ora sono in grado di dare una
conclusione alla storia del Caporal Maggiore Gelosa
Luigi.
Durante
la prigionia a Zonderwater Luigi probabilmente era impiegato presso una fattoria
all’esterno del campo, e probabilmente lì contrasse una grave forma di
Tubercolosi. Fu ricoverato presso l’Ospedale Civile di Vereeninging ( 50 km. A
sud di Johannesburg) il 27 febbraio del 1943 con diagnosi “Sospetta Enterite”,
morì il giorno 8 marzo 1943 a causa di “Peritonite Tubercolare”.
Fu sepolto nel Cimitero
Militare Italiano di Zonderwater – IV Fila, Tomba 89 – e lì riposa.
Cimitero Militare Italiano di Zonderwater
Da poco al cimitero di
Lissone è stato realizzato un nuovo monumento che raccoglie i nomi di tutti
i caduti lissonesi nelle due guerre mondiali. Il nome di Luigi Gelosa è stato
messo tra i dispersi, ma non lo è; sappiamo dove riposa e sappiamo la storia
della sua breve e travagliata esistenza.
Questo racconto è dedicato a Lui ed a tutti i ragazzi che come lui partirono per
non tornare più. Le loro vite sono state sacrificate per ideali che noi non
condividiamo, ma il nostro ricordo li vuole appagare per quello che è stato loro
strappato: la gioia di una vita serena.
A Luigi, tuo nipote Vittorio
articolo tratto da